Da “Il boss sono io” ai gattini e i leoni, fino alle decisioni drastiche: ciclone Ibra, è tornato per fare tabula rasa
Acque agitate in casa Milan: i risultati non arrivano e Fonseca è sull’orlo del baratro. Zlatan prende in mano la situazione.
Il tormentone social è ormai servito e tutto lascia pensare che resterà tale a lungo, almeno fino a quando il Milan non tornerà a far parlare in positivo per i risultati del campo, cancellando un primo mese da incubo. “Ma qual è il ruolo di Zlatan Ibrahimovic?”.
Si tratta dell’interrogativo più spinoso possibile, alla luce della personalità e del carattere ingombrante del “soggetto”. Perché una risposta “ufficiale” semplicemente non c’è e, qualora ci fosse, manca un interlocutore al quale porla. I vertici di RedBird non ci sono e quando ci sono non parlano e in generale nessuno del board rossonero ritiene necessario presentarsi ciclicamente davanti alle telecamere.
Dall’altra parte chiedere lumi al diretto interessato è un’operazione ad alto rischio. Perché Zlatan è l’uomo che non deve chiedere mai, ma pure quello al quale non possono essere poste domande troppo dirette. Pena, il rischio di ricevere risposte ad alto contenuto spettacolare, inversamente proporzionale alla sostanza.
Il riferimento è al già virale faccia a faccia avuto con Zvonimir Boban a Sky Sport pochi minuti prima della partita contro il Liverpool. La domanda delle 100 pistole posta dall’ex vicepresidente Fifa si è trasformata in un’occasione per Ibrahimovic per fare sfoggio di ironia, senza fare chiarezza sui propri effettivi compiti ed anzi ammantando di dubbi l’intera area dirigenziale del Milan.
Sconfitte in serie e show dialettici: il primo Milan di Ibra fa già acqua
In verità un effetto è stato ottenuto, quello di mandare in secondo piano il fracaso, per dirla alla spagnola, rimediato dalla squadra nella prima notte della nuova Champions League. Del disastro tecnico-tattico si è ovviamente parlato, ma non di più che dell’Ibra-show, peraltro non il primo dall’inizio della stagione, la sua prima da “addetto ai lavori”.
Il problema è che l’annata è già iniziata e che Serie A e Champions non aspettano. Chi decide all’interno del Milan? Chi ha fatto il mercato? Domande retoriche, almeno stando al pensiero di Ibrahimovic, che in poche settimane da “consigliere del presidente”, questo il ruolo semi-ufficiale, ha già fatto riempire pagine di giornali e di siti web a suon di aforismi.
Ibrahimovic-Fonseca alla resa dei conti: lo svedese pronto a fare la rivoluzione
“Il mio ruolo? Sono il boss e tutti lavorano per me” e “Quando leone va via, i gatti si avvicinano. Quando il leone torna, i gatti spariscono” sono solo le ultime di una serie di frasi ad effetto in pieno Ibra-style a partire dall’inizio del ritiro. Del rapporto non idilliaco con Paulo Fonseca si sussurra da settimane e segnali si erano avuti già durante il mercato: “Il nostro mercato chiuderà quando lo dirò io, certi giocatori li abbiamo scelti prima che arrivasse l’allenatore” era stata infatti la risposta al “graffio” di Fonseca, che aveva dichiarato chiuso il mercato in entrata dopo l’arrivo di Fofana.
Non è stato così, dal momento che a Milanello è arrivato Abraham dalla Roma in cambio di Saelemaekers, giocatore al quale Fonseca non avrebbe voluto rinunciare. Insomma, la tensione è strisciante, ma il “problema” è che adesso Ibrahimovic a Milanello è tornato per restarci. E, stando alle sue parole, per decidere e magari per fare la rivoluzione. L’allenatore rischia di essere il primo a pagare se la piega della stagione non migliorasse. Facile pensare che l’eventuale erede dovrà essere gradito a Ibra. Altrettanto spontaneo chiedersi come, stando la situazione descritta, potesse non esserlo il mister attualmente in carica…