Altro che De Coubertin: da OGGI l’importante non è partecipare, ma guadagnare | Cifre da sballo: ecco quanto intaschiamo noi
“Più eventi, più incassi”: dal calcio al tennis, fino alla Formula 1, la legge dello sport moderno è sempre la stessa. Guadagni alle stelle.
Problema: come accontentare il maggior numero possibile di commensali assicurando loro se non c’è la possibilità di aumentare il companatico? Inutile mettere a dura prova le proprie qualità cerebrali. Questo non è un dilemma stile cubo di Rubik, difficile, ma risolvibile. Qui la soluzione non c’è.
Se le dimensioni della torta restano le stesse e i posti a tavola aumentano è inevitabile che qualcuno sia destinato a restare a bocca asciutta. E se finché si parla di cibo, e in particolare di dolci, un rimedio si può sempre trovare, se fuor di metafora ci si trasferisce in campo economico la questione può diventare molto più delicata.
L’aumento degli introiti è infatti l’obiettivo di qualunque impresa. Tenere in ordine i bilanci e incassare sempre di più: un mondo ideale che però è tale solo per pochi virtuosi. Anzi, più le aziende sono grandi e più l’obiettivo si fa difficile. Quasi impossibile se parliamo di calcio, diventata ormai una delle industrie più importanti del mondo. A qualunque costo.
L’equazione è definita da tempo. I tifosi vogliono vedere sempre più calcio, il calcio in tv tira, fa vendere abbonamenti e di conseguenza guadagnare i club. Cosa c’è di meglio e di più semplice, quindi, che moltiplicare il numero delle partite? Fifa e Uefa sono sulla stessa linea e le conferme sono molteplici. Dalla nuova Champions League al Mondiale per club fino al Mondiale per nazioni a 36 squadre.
Nuove coppe, più soldi per tutti: montepremi da capogiro
Peccato che tutto questo non sia privo di conseguenze. Sulla qualità del prodotto e sulla salute di chi va in campo. Gli allarmi lanciati da allenatori top come Guardiola e Ancelotti sul calendario troppo affollato parlano da soli, ma sembrano destinati a cadere nel vuoto. Giocare sempre fa scendere il livello tecnico delle partite e rischia di avere ricadute pericolose sulla salute degli atleti. Tutto sacrificato sull’altare dei guadagni.
Ecco allora la nuova era delle coppe europee, che ha preso il via con la disputa delle partite della prima giornata della Champions. Una vera e propria rivoluzione, attesa da tempo e anche preparata da tempo dall’Uefa, consapevole di come la competizione regina avesse bisogno di un maquillage. A cascata lo stesso “trattamento” lo hanno ricevuto anche Europa League e Conference League. Formule stravolte e, manco a dirlo, montepremi salito alle stelle.
Ecco quanto vale la nuova Champions League: le italiane sognano
La formula “più si gioca, più si incassa” ha infatti prodotto un aumento vertiginoso delle cifre che la Uefa è pronta a distribuire ai 108 club che disputeranno la League Phase delle tre competizioni. Nel dettaglio in palio ci saranno 2.467 milioni per la nuova Champions League, contro i 2.032 della precedente edizione, 565 milioni per l’Europa League e 285 milioni per la Conference League.
Aumentato in proporzione anche i riconoscimenti per le singole partite e per i passaggi del turno. Ogni vittoria in Champions varrà infatti 2,1 milioni, ogni pareggio 700.000 euro. Il passaggio agli ottavi di finale passa rispettivamente da 9,6 a 11 milioni e così via a salire. Le due finaliste che si contenderanno il trofeo a Monaco di Baviera il 31 maggio guadagneranno 18,5 milioni, mentre il titolo assicurerà “solo” 6,5 milioni, comunque due in più rispetto allo scorso anno. Quanto spetterà alle cinque italiane presenti? Comunque vada, esserci è già un successo.