“È finita”: l’allarme del Presidente fa tremare tutti I “Destinati a morire”
L’appello che fa tremare tifosi e addetti ai lavori: il fulmine a ciel sereno getta nel panico il calcio italiano.
La prima edizione della nuova Champions League ha preso il via con cinque squadre italiane ai nastri di partenza. Un primato da condividere con la Germania, dal momento che le due nazioni si sono classificate ai primi due posti del ranking Uefa per nazioni stilato in base al rendimento nelle coppe europee 2023-’24.
Per il movimento tricolore si tratta di un motivo di orgoglio da appuntare al petto, ma non certo di un punto di arrivo. L’obiettivo per il calcio italiano, abituato a dominare in Europa durante i gloriosi anni ’90, non può che essere quello di cercare di mantenere questo status anche nella prossima stagione.
La nuova “super” Champions League assicura infatti una visibilità ancora più planetaria, grazie alla formula che garantisce almeno due partite in più a ciascuna delle 36 squadre qualificate alla League Phase, che possono diventare quattro per chi accederà ai playoff, ma anche grazie al meccanismo stesso del torneo, che prevede da subito più scontri diretti tra le big del continente.
Ciò che è tuttavia ancora più importante è che la Champions “2.0” metterà a disposizione più introiti per tutti. E si sa quanto gli incassi da diritti tv siano ormai fondamentali per la buona salute economica di tutti i club. Europei, ma soprattutto italiani. Che si tratti di grandi storiche come le milanesi o la Juventus, o di rivelazioni come il Bologna, i milioni delle tv sono vitali.
Diritti tv e calcio: quale futuro per la Serie A?
Un concetto che vale su scala internazionale, ma ancora di più all’interno dei confini nazionali. Non si scopre infatti adesso quanto i bilanci delle società italiane siano strettamente legati agli incassi dai diritti televisivi. Le big come i club medi e a cascata ancora di più le società piccole si trovano spesso costrette ad anticipare l’incasso dei diritti stessi per finanziare le campagne acquisti o per pagare gli stipendi.
Un circolo tutt’altro che virtuoso, assai difficile da spezzare. In questo senso l’esito dell’ultimo bando dei diritti della Serie A per il quinquennio 2025-2029 ha destato più di una perplessità. La Lega ha infatti chiuso l’accordo con Dazn e Sky per 900 milioni totali, una cifra inferiore tanto al miliardo che era stato indicato come obiettivo minimo, tanto ai 950 dell’accordo precedente, relativo a quattro anni.
L’sos di De Laurentiis: “Sopravviveranno solo i top club”
La votazione, andata in scena lo scorso marzo, ha visto 17 club di A votare a favore, due assenti e uno solo, il Napoli, contrario. Il presidente degli azzurri Aurelio De Laurentiis è storicamente critico con le politiche della Lega e ha ribadito il concetto parlando a Radio Crc, lanciando un vero e proprio grido d’allarme: “Quelle 6-7 squadre che potranno partecipare ai tornei europei forse riusciranno a sopravvivere. Tutte le altre moriranno in un solo colpo”.
La profezia economicamente e sportivamente drammatica di ADL si accompagna ad un nuovo attacco nei confronti dei broadcasters, “rei” di dare attenzione solo alle competizioni di proprio interesse e non alla salute del calcio: “Bisognerebbe uscire da questi accordi con delle piattaforme. Chi ha solo il campionato nazionale non fa una promozione. Per questo abbiamo 25 milioni di tifosi per la Serie A e risultati fallimentari per presenze sulle piattaforme. Non vendere bene i diritti della A all’estero è stata un’ignominia”. “Mi dicono che sono visionario – l’amara conclusione – ma semplicemente conosco i mercati”. L’appello è lanciato. La speranza è che la super Champions con cinque italiane non sia il canto del cigno di un movimento.