Il Milan non c’è: Fonseca sotto accusa, fiducia a tempo, ecco cosa gli hanno chiesto di cambiare subito
Chiuso il mercato, la società fa quadrato attorno al tecnico dopo il deludente avvio di stagione: ma le prove d’appello non saranno infinite.
Due prestazioni da dimenticare, la seconda più della prima, il terzo esame non superato e le concorrenti che già pronte a scappare. Il progetto del nuovo Milan scricchiola dopo appena due settimane dall’inizio della stagione. Possibile o si tratta ancora di impressioni fallaci da calcio d’estate? Il tema è sul tavolo a Milanello come in Via Rossi.
Del resto, come ci si era illusi durante le amichevoli vinte contro le big d’Europa è altrettanto possibile che le pessime impressioni destate dalla creatura di Paulo Fonseca contro Torino e Parma siano solo conseguenza di una serie di fattori contingenti. Dal ritardo nell’inserimento dei nuovi ad una condizione atletica ancora più che precaria.
Ovvio che nella stanza dei bottoni del Diavolo si augurano che la verità sia proprio quella appena snocciolata. Perché nessuno ha neppure lontanamente pensato di mettere in discussione al momento il progetto affidato al tecnico portoghese, però non era neppure immaginabile ritrovarsi con così tanti punti interrogativi al termine dei primi 180 minuti di campionato.
Il calendario non sembrava neppure così proibitivo, eppure alla resa dei conti Toro e Parma si sono rivelati avversari peggiori anche rispetto alla Lazio affrontata alla terza giornata. I granata con il dente avvelenato per la contestazione dei tifosi e la voglia di stupire del nuovo tecnico, i ducali animati dal classico entusiasmo della neopromossa, oltre che dalla qualità di un manipolo di giovani terribili ben istruiti dal proprio allenatore e sempre consapevoli di cosa fare in campo.
Milan, cronaca di un agosto da incubo: Fonseca è già sulle spine
Ecco, se c’è una cosa che è mancata ai giocatori del Milan nelle prime due giornate è stata proprio questa. Le idee chiare. Contro il Torino la reazione d’orgoglio al doppio svantaggio e la qualità dei subentrati ha evitato il peggio, al Tardini invece non si è vista neppure questa. Un giro palla lento e non finalizzato a nulla, perché il portatore non aveva soluzioni a disposizione. Attaccanti fermi, terzini poco propositivi. Risultato: una sorta di torello pallanotistico con il pallone a girare vanamente da un estremo all’altro dell’area avversaria.
Non era questo il calcio che Fonseca voleva trasmettere ai suoi. Per non parlare della fase difensiva, addirittura disastrosa. Marcature preventive inesistenti, pressing altissimo portato senza organizzazione e squadra spaccata in due, fin dal primo tempo. Neppure il Milan di Pioli, al quale veniva rimproverata proprio una certa approssimazione in fase di filtro, si era mai così esposto alle ripartenze altrui.
Leader cercasi: Leao e Theo all’ultima chiamata
Il fatto di non aver potuto inserire i nuovi in maniera omogenea rappresenta sicuramente l’alibi principale per Fonseca, che ha dovuto incassare dall’ultimo giorno di mercato la mancata partenza di Bennacer e il conseguente mancato arrivo di Rabiot. Già Pavlovic ha dato un’altra solidità alla difesa, prima di farsi valere anche in area avversaria a Roma, e le cose non potranno che migliorare quando Fofana, l’equilibratore sempre mancato a Pioli, sarà in condizione. Il club, tuttavia, chiede al tecnico più linearità riguardo alle scelte di formazione. Possibilmente da subito, perché dopo la sosta con il via della Champions e il derby il tempo degli esperimenti sarà finito.
In questo senso le scelte dell’undici anti-Lazio hanno spiazzato. Le esclusioni di Leao e Theo Hernandez hanno fatto capire che a Fonseca la personalità non manca e del resto i due, entrati in campo all’Olimpico nel momento più delicato, sono stati finalmente decisivi. Dopo Parma Ibrahimovic aveva puntato il dito verso i nuovi, incoraggiandoli ad assumersi le proprie responsabilità. Giusto, ma la stessa cosa dovrà fare chi il rossonero lo indossa da tempo. Senza Giroud e Kjaer e con Florenzi ai box tocca a giocatori come Maignan, ma soprattutto gli stessi Leao e Theo, prendere in mano la situazione nei momenti difficili. Il portoghese e il francese invece sembrano ancora indietro nell’assunzione dei galloni di leaders dello spogliatoio. Questione di carattere, ma ingaggi e status raggiunto impongono un salto di qualità. Fonseca deve aiutarsi da solo, ma in ogni big in crisi una mano al tecnico arriva dai senatori.