‘Non so cosa mi sta succedendo’ | Sfogo da incubo: non riesco a controllarmi: mistero lungo giorni, qual è la verità
Gli US Open 2024 hanno riportato alla luce il tema di un calendario troppo affollato. Le parole dello spagnolo diventano un caso.
Ci sono sport stagionali, che vedono il proprio calendario snodarsi nell’arco di 8-9 mesi. Poi c’è il tennis. Disciplina nella quale, di fatto, ormai non ci si ferma mai. Con tutte le conseguenze del caso sulla qualità del prodotto e pure sulla salute degli atleti.
In questo senso il 2024 è stato un anno anomalo a causa della presenza dei Giochi di Parigi. Il torneo svoltosi al Roland Garros ha infatti finito per infittire ulteriormente un calendario che già non conosce soste e che vede i professionisti della racchetta in campo quasi ogni settimana da gennaio a dicembre, tra Masters 1000, Slam, Coppa Davis e tornei sulla carta minori, ma comunque da giocare per ottenere punti ATP.
Rimasto fuori dal programma olimpico dal 1924 al 1988, il tennis ha via via assunto un ruolo sempre più importante all’interno del programma dei Cinque Cerchi e soprattutto del calendario di ogni singolo atleta. A raccontarlo è anche l’albo d’oro delle ultime edizioni, ricco di nomi illustri.
Novak Djokovic ha coronato proprio a Parigi il proprio inseguimento all’unico titolo che gli mancava in carriera, ma pure fuoriclasse come Rafa Nadal e Andy Murray hanno un oro olimpico nel proprio palmares. C’è poi chi ha ancora tanto tempo per raggiungere l’obiettivo, come Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, chiamati al momento a concentrarsi su altri obiettivi.
Dopo Alcaraz, Djokovic: gli US Open 2024 e la (preoccupante) caduta delle stelle
Per entrambi, infatti, nonostante la giovane età, i problemi da affrontare sono ben diversi. La continuità di rendimento più mentale che tecnica nel corso della stagione per il murciano e quella fisico-atletica per l’altoatesino numero 1 del mondo. Jannik ha rinunciato in extremis alle Olimpiadi a causa di una tonsillite, mentre Alcaraz ha inseguito il sogno a cinque cerchi tanto nel singolare quanto nel doppio, in coppia con Nadal. Obiettivi falliti ed ecco che lo spagnolo sta ora pagando quello sforzo non solo fisico.
L’inopinata eliminazione al secondo turno degli US Open, ultimo Slam della stagione, per mano dell’olandese Botic van de Zandschulp, numero 74 del mondo impostosi “facilmente” per 6-1, 7-5, 6-4, salvo poi arrendersi in tre set al turno successivo a Jack Draper, la dice lunga sulle condizioni in cui il numero tre del mondo si è presentato a Flushing Meadows.
Allarme Alcaraz: le parole dopo il crollo a Flushing Meadows spaventano i tifosi
Lo stesso destino, sempre al terzo turno, è occorso allo stesso Djokovic, liquidato dall’australiano Alexei Popyrin. Insomma, il tennis di vertice logora anche i più forti, come confermato dalle choccanti dichiarazioni rese a fine match dallo stesso Alcaraz: “Ho fatto dei passi indietro a livello mentale e non capisco perché. Non riesco a controllarmi. Devo capire cosa mi sta succedendo”.
Un vero e proprio grido di allarme, che solleva negli addetti ai lavori e nei tifosi dubbi non inediti. Il talento di Alcaraz è in dubbio, ma l’incapacità di tenere alta la concentrazione per tutto l’anno rischia di compromettere anche il prosieguo della carriera del vincitore di Roland Garros e Wimbledon 2024: “L’estate è stata molto impegnativa, ho avuto i miei momenti di disconnessione. Forse come persona ho bisogno di più tempo e forse i ritmi serrati non mi si addicono”. Un’ammissione che getta ombre inquietanti sul futuro, ma che soprattutto dovrebbe far riflettere l’ATP circa un calendario insostenibile anche, se non soprattutto, per i più forti.