Da nuovo DDR all’armadietto svuotato: la storia di Bove spezza il leitmotiv dei figli della Lupa | Ma Pellegrini insegna: mai dire mai
Il centrocampista, prodotto del vivaio giallorosso, è approdato alla Fiorentina dopo la bocciatura di De Rossi: Trigoria saluta un altro “figlio”.
Nemo propheta in patria est. In particolare se si è calciatori e si gioca per una delle squadre della Capitale. La storia del calcio è piena di giocatori il cui sogno più grande non era quello di vincere scudetti e coppe, bensì di affermarsi con la maglia della squadra del proprio cuore.
Quella per la quale si è sempre tifato da bambini, ovvero (una di quelle) della propria città, che magari si è indossata giocando in strada o nel cortile di casa da piccoli e che si è poi avuta la fortuna di difendere una volta diventati grandi, prima nel settore giovanile e poi in prima squadra.
Realizzare i propri sogni è però privilegio per pochi e anche nel dorato mondo dei calciatori è lungo l’elenco di chi ha dovuto adattarsi alle implacabili e spesso amare leggi del mercato, dovendo arrendersi ai doveri di un professionista, destinati inevitabilmente ad avere la meglio su quelli del “tifoso”. Anche contro la propria volontà.
Le battute conclusive del mercato estivo 2024 hanno curiosamente accumunato in tal senso Lazio e Roma, in virtù alle storie di due giocatori “tifosi”, costretti a fare le valigie proprio malgrado. Danilo Cataldi e Edoardo Bove sono stati ceduti senza troppi scrupoli dai rispettivi club e pazienza se entrambi avevano fatto sapere in maniera molto chiara di non voler lasciare i colori biancocelesti e giallorossi.
Bove-Roma, è finita: la storia senza lieto fine del centrocampista-tifoso
Nel caso di Cataldi, che dopo un lungo peregrinare era riuscito a diventare protagonista, e pure capitano, della sua Lazio, la vicenda è legata a più o meno misteriose ruggini interne. Per Bove, invece, si è trattato della più classica delle scelte tecniche, legate quindi alle valutazioni di De Rossi, ma anche societarie.
Il prodotto del vivaio romanista, classe 2002, promosso in prima squadra nel 2021 sotto la gestione Mourinho, è approdato alla Fiorentina proprio nell’ultimo giorno di trattative. La formula è quella del prestito a 1,5 milioni con diritto di riscatto a 10,5 milioni, che diventerebbe obbligo al 60% di presenze. Sulla carta Edoardo potrebbe ancora tornare a indossare la maglia della sua Roma, ma le parole pronunciate prima di partire per la Toscana assomigliano molto a un sofferto addio.
La Roma ammaina un’altra bandiera: ora resta solo Pellegrini
“Dispiace per come è andata perché io e i tifosi della Roma meritavamo un finale differente”, che prima dell’inserimento della Fiorentina era stato avvicinato anche da Eintracht Francoforte e Nottingham Forest. Alla fine ha prevalso la volontà di restare in Italia, anche a costo di affrontare da avversario la squadra che mai avrebbe pensato di sfidare dopo essere riuscito a completare la scalata dalle giovanili alla prima squadra, con tanto di trionfo in Conference League e lo storico e spettacolare gol nella semifinale d’andata della scorsa Europa League contro il Bayer Leverkusen.
De Rossi non ha mai preso in considerazione Bove nel primo scorcio di stagione, spingendolo di fatto all’addio. Proprio il tecnico della Roma è sempre stato l’idolo di Edoardo, ma purtroppo la vita non è uguale per tutti. Il calcio moderno non è più quello di Totti e dello stesso De Rossi, le bandiere sono sempre di meno, non solo per volontà dei singoli giocatori. A Trigoria resta così a sventolare solo quella di Lorenzo Pellegrini, capitano e intoccabile. Un’eccezione in un calcio sempre più avaro di sentimenti