Ibra si espone: loro due sono i migliori I E Fonseca prende nota ma è lontano anni luce da entrambi. Convivenza durissima
L’ex attaccante svedese vuole vincere tanto anche nella nuova carriera da dirigente: nell’attesa arriva una presa di posizione inaspettata.
L’”indiscrezione” ha preso corpo durante l’estate, spaccando il fronte degli appassionati di calcio. Ma Zlatan Ibrahimovic è davvero cambiato dopo aver iniziato la nuova carriera da dirigente? Leggendo le sue ultime interviste, le prime nella nuova veste, l’impressione si sta facendo largo…
“È un ruolo che mi piace, ma nel quale ho ancora tanto da imparare” ha dichiarato l’ex attaccante. Ma come? Dov’è finito lo Zlatan sicuro di sé, quello che non perdeva occasione, in campo, nelle interviste o nei siparietti in tv, per sottolineare la propria simil-perfezione, il fatto di essere indispensabile per qualunque club che puntasse a vincere.
Lo Zlatan pronto a minimizzare l’importanza della Champions League o del Pallone d’Oro per il semplice fatto di… non averli mai vinti. O ancora quello che non abbassava lo sguardo neppure di fronte all’allenatore più vincente e stimato a livello planetario del nuovo millennio, un certo Pep Guardiola. Magari quell’Ibra c’è ancora e tornerà a galla, ma nella fase di “studio” da dirigente è opportuno che resti a guardare…
Fatto sta che i tifosi del Milan si godono la nuova veste del proprio idolo, che non ha comunque cambiato pelle del tutto. Si pensi alla battutina effettuata durante la presentazione di Paulo Fonseca e relativa alle ambizioni di successo del nuovo corso rossonero. “Zlatan mi ha accompagnato nel museo del club, ho visto che c’è ancora spazio per un altro trofeo” la battuta del tecnico portoghese. “Trofei” la correzione dal sapore di frecciatina di Zlatan.
Ieri sul campo, oggi fuori: la nuova vita da leader di Zlatan Ibrahimovic
Ibrahimovic ha quindi voglia di iniziare a marchiare il prima possibile la propria nuova carriera, dopo aver chiuso quella da calciatore con lo scudetto 2022, nel quale il ruolo ricoperto dallo svedese è stato fondamentale soprattutto fuori dal campo come motivatore. Per farcela ci sarà bisogno di sviluppare un rapporto solido da subito con lo stesso Fonseca. In tal senso i… lavori sono in corso, ma a parlare sarà come sempre il campo.
Così, in attesa che qualche ex compagno e i tanti top players che sono arrivati a Milanello negli ultimi 24 mesi guidino la squadra verso i primi posti della classifica e a un ruolo da protagonista in Champions, Zlatan si è voltato indietro, tornando a parlare proprio dei rapporti avuti con gli allenatori più illustri incontrati da calciatore. E le sorprese non sono mancate.
Le confessioni di Zlatan: “Devo tanto a Mourinho e Capello. Io allenatore? Mai…”
Intervistato da ‘The Athletic’, Ibrahimovic ha glissato solo sullo stesso Guardiola, avuto al Barcellona per una sola stagione, nel 2009-’10, avara di soddisfazioni per i catalani, partiti per vincere la Champions, ma stoppati in semifinale dall’Inter futura campione di José Mourinho. E proprio lo Special One ha, insieme a Fabio Capello, un posto importante nel cuore di Ibra: “José era una macchina, ma anche un manipolatore. Sapeva entrarti in testa e tirare fuori il meglio di te. Mi ha ricordato Capello, ma in versione più moderna. Alla Juve Fabio mi distruggeva, ma allo stesso tempo mi costruiva. Quando pensi di essere il migliore, lui ti distrugge, ma proprio grazie a quel metodo sono diventato il migliore. Mi ha fatto dare sempre il 200% e mi ha plasmato”.
Ecco quindi uno Zlatan nuovo, che ringrazia chi lo ha aiutato a crescere. La mentalità sembrerebbe essere quella giusta per diventare a propria volta allenatore. Eppure, così non sarà…: “Un allenatore lavora duramente fino a 12 ore al giorno – ha aggiunto – Non hai tempo libero. Non credo che mi piacerebbe farlo. Preferisco tirare le fila dall’alto…”.