“Juve, ho fatto una str…a: ci verrei di corsa”: ma è troppo tardi, le porte per lui sono sbarrate I È senza squadra e disperato
Dire di no ad un club come la Juventus non è per tutti: i rimpianti di uno svincolato illustre dopo la decisione più sofferta della carriera.
Il calcio è una metafora della vita o, per dirla con Arrigo Sacchi, “la cosa più importante tra le meno importanti”. Si sta ovviamente parlando di chi il pallone lo “tratta” per professione, ma non è un mistero che anche per molti tifosi gli affari calcistici hanno un posto molto importante nella scala dei valori.
Se si ha una squadra nel cuore non esistono azioni che possono essere considerate sacrifici. Né sul piano economico, né dal punto di vista personale. Quanta esaltazione per un colpaccio riuscito o delusione per uno mancato? Elettrizzati si sentono anche, e ovviamente di più, i protagonisti diretti delle trattative, coloro che sanno che da una firma o da un gran rifiuto possono dipendere le sorti della propria carriera.
In tal senso se alla tua porta si presenta un club come la Juventus declinare la proposta è un esercizio alquanto difficile. Certo, dipende dal periodo storico, perché, al pari di tutti i club, ci sono stati momenti in cui i bianconeri erano tra i top club al mondo ed altri in cui le vittorie scarseggiavano. L’intuito del calciatore sta però nel capire il momento giusto per cambiare squadra.
Si pensi ad Andrea Pirlo, che accettò al volo la proposta di una Juventus a secco di vittorie da anni dopo il mancato rinnovo con il Milan. Era l’estate 2011, l’alba dell’epopea dei nove scudetti consecutivi della Vecchia Signora e della seconda gioventù del fuoriclasse bresciano. Uno che aveva evidentemente un fluido speciale nel capire il momento migliore per prendere certe decisioni.
Il campione si confessa: “Quel no alla Juventus mi è costato tanto”
Chissà se tra qualche tempo si potrà dire lo stesso di Adrien Rabiot. Il francese ha rifiutato la ricca proposta di rinnovo avanzata dalla Juventus, ponendo fine alla propria avventura in bianconero dopo cinque stagioni. Chissà se anche all’avventura italiana, perché sirene da altri top club di A sono arrivate, ma per il momento il nazionale francese è uno svincolato di lusso. Al pari di un altro connazionale “famoso” per uno storico no alla Juventus.
Del resto quella tra i torinesi e i francesi è una storia di lungo corso, fatta di gol, imprese e successi. Michel Platini decise di dire basta col calcio a sorpresa a soli 32 anni, nel 1987, dopo aver vinto tutto con la squadra che gli regalò la fama eterna. Laywin Kurzawa invece a tutto questo non è neppure andato vicino, avendo rifiutato la corte della Signora. Una scelta della quale oggi l’esterno sinistro ex Monaco e PSG, svincolato, si pente amaramente.
Kurzawa e quell’aereo saltato per Torino: “Che errore…”
Classe ’92, Kurzawa è senza squadra dallo scorso 30 giugno, quando è scaduto il contratto che lo legava al PSG. Con i capitolini il giocatore di origini polacche ha vinto tutto in campo nazionale dal 2015, seppur non da titolare, dopo gli anni di gloria con il Monaco, dove è cresciuto. Proprio a quegli anni, il top della carriera, risale quel no alla Juventus.
“Nel 2020 avevo un jet pronto per l’arrivo a Torino, l’agente mi chiamò per dirmi che il PSG aveva proposto un rinnovo di 4 anni – ha raccontato Kurzawa in un’intervista a ‘Carré’ – Ho fatto una stronz**ta probabilmente, non lo so se si può dire, ma avrei dovuto pensarci di più. Avessi di nuovo la possibilità di scegliere andrei alla Juve”. Questa possibilità non ci sarà e oggi a Laywin non resta che aspettare. Si sta allenando presso il centro sportivo del Monaco che lo ha riaccolto, ma il passato non torna. Almeno non tornerà quel treno bianconero…