Pantani, 25 anni dopo viene fuori tutta la verità
A 20 anni dalla scomparsa di Marco, c’è la svolta sul giallo del controllo ematico effettuato a Madonna di Campiglio.
Sono trascorsi quasi 20 anni e mezzo da quel sabato che nessun appassionato di ciclismo e in generale di sport potrà mai dimenticare. Era il 14 febbraio 2004 quando la peggiore e più inaspettata delle notizie fece irruzione nelle case di tutti gli italiani: Marco Pantani è morto. Da solo, all’interno di una camera d’albergo di Rimini.
Le circostanze sarebbero state chiarite poco dopo, attribuendo il decesso a un mix di psicofarmaci e cocaina. Il tutto otto mesi dopo la fine del suo ultimo Giro d’Italia, concluso al 13° posto, il miglior risultato ottenuto alla Corsa Rosa dal 1999 in avanti. Già, perché la carriera di Marco si era di fatto interrotta proprio dopo quel Giro 1999, tutt’oggi avvolto nel mistero.
Il mondo del ciclismo ha onorato sulle strade del Tour de France 2024 la memoria del Pirata, il penultimo italiano a vincere la Grande Boucle e l’ultimo a fare doppietta Giro-Tour nel 1998, impresa alla quale è ormai vicinissimo Tadej Pogacar. Il fuoriclasse sloveno ricorda da vicino lo stile di corsa di Pantani: sempre all’attacco appena la strada s’impenna, con generosità e senso dello spettacolo, senza fare calcoli.
La mattina del 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio si consumò uno dei misteri irrisolti dello sport e della cronaca italiana. A Pantani, dominatore di quel Giro con quasi 6 minuti di vantaggio su Paolo Savoldelli a due tappe dalla fine, fu riscontrato un tasso di ematocrito al 51,8%, superiore al consentito.
Caso Pantani, la Procura di Trento riapre l’inchiesta: la nota della Fmsi
La squalifica scattò immediata, ma l’episodio non fu mai chiarito, finendo anzi per intrecciarsi con un presunto giro di scommesse clandestine. Su questo aspetto la Procura di Trento vuole vederci chiaro, al punto da aver riaperto il caso. A tal proposito una nota diramata dalla Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) ha precisato che quel 5 giugno nessun controllo ematico su Marco Pantani “fu effettuato da medici Doping control officer (Dco) della Fmsi e che i campioni non furono mai analizzati dal proprio Laboratorio antidoping Fmsi all’Acqua Acetosa, unico in Italia accreditato dall’Agenzia mondiale antidoping (Wada)”.
Secondo quanto si è appreso, e riportato da ‘Il Sole 24 Ore’, il nuovo fascicolo, affidato alla pm della Dda Patrizia Foiera, riguarda l’ipotesi di un presunto giro di scommesse legate alla Camorra che puntava ad evitare la vittoria di Pantani in quell’edizione del Giro. Un’ipotesi ventilata dal boss Renato Vallanzasca già nel 2007, in una lettera alla madre di Pantani, contenente le rivelazioni di un pregiudicato appartenente alla camorra napoletana. Un concetto che lo stesso Vallanzasca avrebbe ribadito venerdì 12 luglio durante l’interrogatorio come persona informata sui fatti effettuato dalla stessa pm trentina nel carcere di Bollate.
Pantani, quanti misteri su quel controllo a Campiglio 1999
“Associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata alla morte” di Pantani è l’ipotesi per cui sta procedendo la Procura di Trento, scenario già emerso in un fascicolo poi archiviato. In sostanza il sospetto è che il test sia stato alterato per impedire a Pantani di vincere quel Giro d’Italia e che la criminalità campana avesse scommesso sulla sconfitta di Pantani.
“Marco si era schierato in maniera critica contro l’introduzione di ulteriori prelievi ematici in orari mattutini. E questo potrebbe essere stato motivo di attrito tra i controllori e il controllato” ha dichiarato all’Ansa il legale della famiglia Pantani, Fiorenzo Alessi, aggiungendo un ulteriore spunto di riflessione. “Il punto non è iniziare o reiniziare un procedimento, ma come si conclude. Non ci facciamo illusioni” il commento di Tonina Pantani, la madre di Marco. Una donna che non riavrà mai la voce e il sorriso del figlio, ma che non è stanca di inseguire la verità.