Alcaraz, epopea di un predestinato: 4 Slam a 21 anni, la settimana d’oro dello sport spagnolo
Una domenica da leggenda: il murciano fa il bis a Wimbledon ed entra nella storia del tennis, la Roja sale sul tetto dell’Europa calcistica.
C’era una volta l’epoca dei Big Three. Non c’erano dubbi circa il fatto che il (brutto) giorno sarebbe prima o poi arrivato. La data ufficiale sarà solo quella del ritiro di Novak Djokovic, ma il tennis mondiale è ormai entrato in una nuova dimensione. E il 14 luglio 2024 si candida fortemente come giorno spartiacque.
La seconda sconfitta consecutiva subita dal serbo nella finale di Wimbledon sembra infatti accelerare in maniera ineluttabile la definizione del tanto chiacchierato ricambio generazionale nell’universo della racchetta. Dodici mesi dopo, infatti, il remake della sfida contro Carlos Alcaraz sul Centrale dell’All England Club ha avuto un sapore ben diverso.
L’ultimo atto dell’edizione 2023 dei Championships, oltre a candidarsi di diritto per un posto nella top 5 delle partite più belle di sempre, aveva infatti avuto il sapore dell’incidente di percorso. Djokovic sconfitto sul Center Court dopo 10 anni, ma pronto a riprovarci per rimandare il momento del passaggio dello scettro.
Un anno dopo quel match in cinque set, invece, Carlitos ha mostrato di essere diventato grande, lasciando all’avversario solo le briciole, ovvero i tre match point sprecati sul 5-4 40-0 del terzo. Che sia stato quello l’ultimo graffio del campione Djokovic? Pensarlo è azzardato, ma in tanti avevano immaginato che dopo quel game la partita sarebbe girata.
Carlos Alcaraz è già nella storia: tutti i record del (due volte) re di Wimbledon
Non è successo, anzi Alcaraz non ha tremato nel tie break decisivo, entrando così nel ristretto club di sei leggende capaci di fare l’accoppiata Roland Garros-Wimbledon nello stesso anno. Ok, le differenze tra terra e erba sono meno accentuate di un tempo e quanto fatto per ben tre volte da Bjorn Biorg resta inavvicinabile, ma Carlos è oggi a tutti gli effetti l’erede al trono più pronto.
A dirlo è un palmares che recita quattro Slam vinti ad appena 21 anni, serie iniziata con gli US Open 2022, nella finale contro Ruud. Un’impresa riuscita solo allo stesso Borg, oltre che a Boris Becker e Mats Wilander. Nessuno, però, era mai riuscito a fare poker in meno di due anni. E nessuno aveva mai vinto quattro Major su tre superfici diversi. Considerando che quello mancante, gli Australian Open, si gioca su un veloce simile agli US Open si può definire Alcaraz il tennista più precoce di tutti i tempi.
La Spagna è tornata: dal tennis al calcio, è dominio totale
Il già eterno rivale Jannik Sinner è fermo a uno Slam, Holger Rune è addirittura ancora a secco. Oggi il confronto tra i tre teorici “nuovi Big Three” è impari, ma ovviamente la sfida con l’altoatesino caratterizzerà il prossimo decennio, con l’azzurro che sembra avere qualcosa in meno sul piano della varietà dei colpi e del talento, ma essere più continuo durante l’anno. Quel che è certo è che l’impresa londinese di Alcaraz ha completato la settimana d’oro dello sport spagnolo.
Dopo qualche anno di tregua, infatti, la bandiera giallorossa è tornata a dominare lo sport mondiale. Poche ore dopo Wimbledon è infatti toccato alla nazionale di calcio festeggiare il trionfo ad Euro 2024. Il quarto della storia per volare da sola in testa ad un albo d’oro che fino al 2008 la vedeva ferma ad un titolo, quello conquistato nel 1964. La Generazione d’Oro degli anni 2000 è lontana, ma non troppo, perché la Spagna di De La Fuente sembra avere un pizzico di talento in meno rispetto a quella di Iniesta e Xavi, ma un gioco più variegato ed efficace. La sfida verso il Mondiale 2026 è lanciata. Chissà, per quella data, quanti Slam avrà vinto Alcaraz…