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“Ma quale titolare, è troppo lento”: Spalletti, lui deve stare in panchina | Bocciatura clamorosa prima della Spagna

Luciano Spalletti - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Luciano Spalletti – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Spalletti come Mancini: la nuova Italia cerca sempre di imporre il proprio gioco. Ma la presenza in campo dell’ex Napoli diventa un caso.

Da un’Italia giochista ad un’altra. Chiusa, in maniera traumatica, l’era Mancini, la nazionale azzurra è stata proiettata da Luciano Spalletti in un delicato momento di ricambio generazionale. Da vivere però sempre all’insegna di uno stile di gioco ben definito.

Nonostante il poco tempo avuto a disposizione per incidere sul piano tattico, essendo subentrato a qualificazioni per Euro 2024 già iniziate, l’ex allenatore del Napoli ha infatti cercato di trasmettere subito la propria filosofia ad un gruppo che era uscito dal ciclo precedente forte del trionfo ad Euro 2020, ma anche di una cocente delusione.

La mancata qualificazione al Mondiale 2022, seppur dovuta anche a circostanze fortuite, leggi qualche rigore sbagliato, ha di fatto anticipato quel passaggio di testimone sul piano anagrafico che si è rivelato più difficile del previsto proprio per lo stile di gioco che si è cercato di mantenere.

Tre anni fa all’Europeo itinerante l’Italia conquistò infatti i favori della critica di tutto il mondo grazie alla mentalità propositiva trasmessa da Mancini. Solo durante la semifinale contro la Spagna gli Azzurri sono stati costretti a cedere l’iniziativa all’avversario, riuscendo a conquistare il pass per la finale solo ai calci di rigore.

È l’Italia di Barella: Spalletti trova un nuovo leader

Spalletti, animato dallo stesso proposito del proprio predecessore, ha avuto il coraggio di non cambiare linea, nonostante più di qualche interprete di quell’Europeo sia progressivamente uscito dal giro della nazionale. Secondo molti il segreto di quell’Italia è stato il centrocampo, provvisto di tecnica e della giusta quantità di “garra”.

Il trio formato da Jorginho,Nicolò Barella e Marco Verratti è destinato a restare nella storia del calcio italiano proprio per le caratteristiche dei tre giocatori. Con l’italo-brasiliano a dettare i tempi, l’ex PSG si è adattato con maestria al ruolo di mezzala “palleggiatrice”, con l’interista perfetto a vestire i panni del tuttocampista. Ora, però, qualcosa è cambiato.

Jorginho - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Jorginho – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Jorginho o Cristante? Il ballottaggio divide la critica

Con Verratti uscito dal giro della nazionale sta infatti toccando a Barella il ruolo di leader del reparto. Il tutto senza dimenticare la centralità di Jorginho, che resta il perno della mediana. L’ex Napoli appare però meno imprescindibile di un tempo, anche a causa del vistoso abbassamento del livello delle sue prestazioni. Non manca allora chi ne invoca l’uscita dalla formazione titolare.

Intervenuto ai microfoni di ‘Diretta Stadio’ l’opinionista Francesco Oppini ha affermato con forza questo concetto, esaltando la crescita di Barella: “Barella che sta vivendo una stagione incredibile, non ha mai giocato così. Il leader del centrocampo è lui, non capisco perché Jorginho giochi ancora titolare”. Oppini si è quindi detto fautore di una mediana più fisica, con l’inserimento di Cristante: “Jorginho è in fase calante ed è lento. Io opterei per altre soluzioni, credo sia arrivato il momento di cambiare. Preferisco Cristante”. Spalletti, tuttavia, non sembra dell’idea di rinunciare ai piedi buoni del regista dell’Arsenal.