Frattura insanabile, carriera finita a 30 anni: “Sono devastato” | Scontro brutale e addio al calcio
La lunga assenza dai campi non è bastata per recuperare dal terribile infortunio: la bandiera dice basta, tifosi senza parole.
La carriera di un calciatore non è solo trofei, lauti guadagni, abiti firmati e auto di lusso. E il riferimento non è solo al fatto che i privilegi di cui sopra non sono certo per tutti coloro che tirano calci ad un pallone, ma solo per una ristretta cerchia di “eletti”.
Come in ogni campo della vita sono i più bravi, coloro che riescono a dimostrare le proprie qualità sul campo, a riuscire a raggiungere i livelli più alti. Cosa che nel caso del calcio, e dello sport come del mondo dello spettacolo in generale, fa rima anche con ingaggi da capogiro, magari da ritoccare verso l’alto nel tempo.
Per tanti altri, invece, il calcio è solo un temporaneo mezzo di sostentamento. Un modo per sfruttare le proprie qualità atletiche per una quindicina di anni, la durata di una carriera di un giocatore che pur senza raggiungere le vette più alte riesce ad assicurarsi una vita più che dignitosa grazie ai mezzi di cui la natura lo ha donato.
Tutti, però, fuoriclasse e buoni giocatori, dilettanti o amatori, sono però chiamati a fare i conti con una variabile che non guarda in faccia a conto in banca e qualità tecniche. Una variabile che può rivelarsi impazzita da un momento all’altro e che può pure accanirsi in maniera innaturale e inspiegabile.
Calcio e infortuni: quando il ritiro è una scelta obbligata
Si chiama sorte, o destino, e per chi lavora nel mondo dello sport come atleta questi concetti si declinano con una parola con la quale tutti, con gradazioni differenti, sono stati costretti a fare i conti in carriera: l’incidenza degli infortuni.
Un grave problema fisico può stoppare una carriera sul nascere, interromperla sul più bello o, se ripetuti, costringere anche il più bravo e il più coraggioso dei giocatori alla resa. Gli esempi sono purtroppo molteplici. Si pensi a Marco Van Basten, costretto all’addio al calcio a soli 30 anni a causa dei ripetuti infortuni alle caviglie. Ora è toccato a un blasonato club estero ammainare una storica bandiera.
Leeds, la resa di Stuart Alan Dallas: “Il danno è irreparabile”
A turbare la volata del Leeds verso il ritorno in Premier League è infatti arrivata la notizia dell’addio al calcio giocato di Stuart Dallas. Il difensore nordirlandese, classe ’91, ha annunciato la propria sofferta decisione a due anni esatti di distanza dal grave infortunio al ginocchio subito il 2 aprile 2022 in uno scontro con Jack Grealish durante la partita tra gli Whites e il Manchester City.
Dallas ha scritto una lettera ai tifosi del Leeds a mezzo social, esprimendo la sofferenza per la decisione finale arrivata al termine di un lungo calvario: “Nonostante gli sforzi, il mio corpo non dava segni di miglioramento. Ho dovuto accettare il fatto che il mio ginocchio abbia subito un danno irreparabile e che non tornerò un calciatore professionista” ha scritto. Dallas, che ha partecipato a Euro 2016 con l’Irlanda del Nord, era in forza al Leeds dal 2015. Con il club di Elland Road ha disputato 267 partite, 72 delle quali in Premier League.