“Senza permesso di soggiorno”: Serie A, il calciatore ha confessato | Purtroppo è tutto vero
Il campionato di Serie A scopre la storia di uno dei giocatori rivelazione di questa annata. La storia che fa commuovere.
Quanti sacrifici si nascondono dietro la storia di un bambino che realizza il sogno di diventare calciatore professionista? Leggendo questa storia troveremo sicuramente il modo e il tempo di riflettere a proposito di quanto non venga detto. Proprio così: quel desiderio è diventato realtà.
Un percorso non privo di ostacoli, senza nemmeno passare dalla scuola calcio. Quello che ha imparato, il calciatore lo ha appreso giocando in cortile o per strada, esattamente come tanti bambini che, diventati adulti, non possono dire di avercela fatta.
Il talento è necessario ma a volte la perseveranza e il coraggio valgono anche di più. Per lasciarsi alle spalle un momento complicato o per dimostrare a se stessi che si può essere ogni giorno persone migliori. Poco importa, l’obiettivo davanti a sé è diventato col tempo sempre più raggiungibile.
Dopo le notti di Champions tutto può sembrare più facile ma non bisogna mai dimenticare da dove si è partiti e quale è stato il percorso prima della gloria. Solo così si potranno apprezzare il presente e le nuove soddisfazioni in arrivo.
Una storia da non credere
A sentirla adesso sembra quasi una barzelletta ma dopo tanta fatica il premio così ambito è arrivato. La sua vita però, apparentemente, non sembra essere cambiata. Stiamo parlando di un calciatore che ha vestito la maglia del Milan e che ora milita in Serie A.
Quando è arrivata la chiamata dei rossoneri tutti hanno storto il naso ma la realtà ha premiato il coraggio del giocatore. A distanza di qualche anno la sua rivelazione è davvero commovente. Ecco quali sono stati i primi passi del calciatore.
Altro che calciatore
“All’inizio è stata dura, lavoravo nel cantiere dove mio fratello Douglas faceva il muratore. Ma solo il sabato e la domenica quando gli operai erano a casa”. Junior Messias, trequartista del Genoa di Gilardino, ricorda il suo passato sulle colonne della Repubblica.
“Ero senza permesso di soggiorno e non potevo lavorare con gli altri. Prendevo i mattoni staccati dagli edifici in ristrutturazione e cercavo di renderli riutilizzabili. Mi davano 20 centesimi a mattone”. Una storia davvero toccante quella del brasiliano, cresciuto col mito del Cruzeiro ma mai passato dalla scuola calcio. La strada gli ha insegnato tutto. E anche la fatica.