Dramma nel calcio, smentita l’ipotesi suicidio: “Che Dio abbia pietà” | L’annuncio dei familiari
Titoli in serie, record imbattuti e poi il tracollo: il dramma di una leggenda del calcio sconvolge gli appassionati di tutto il mondo.
“Luci della ribalta” è uno dei film più famosi di Charlie Chaplin, nonché l’ultimo girato dal grande attore negli Stati Uniti e primo caso nella storia del cinema di Oscar retroattivo, essendo stato premiato per la miglior colonna sonora solo nel 1972, 20 anni dopo la sua uscita.
La storia che stiamo per raccontare e che s’intreccia con il mondo dello sport non è un film, ma i punti di contatto con “Luci della ribalta” non mancano, anche se per fortuna il finale è molto differente e non c’è alcuna tragedia. Anche nel football per qualcuno tra coloro che appendono le scarpe al chiodo arriva il momento del declino. Anche umano.
Storie vere di questo tipo se ne trovano purtroppo tantissime. Le difficoltà nel calarsi nella vita di tutti i giorni dopo magari oltre 20 anni trascorsi, appunto, sotto i riflettori, tra stipendi elevati, feste, presenza costante sulle prime pagine di giornali e comunque all’attenzione generale possono provocare un profondo disagio.
Non per tutti del resto esiste la possibilità di avere una seconda vita all’interno del calcio dopo aver smesso di giocare. Non per tutti può esserci spazio come allenatori, dirigenti, agenti o opinionisti televisivi e non tutti riescono ad accettare subito l’idea che, ad appena 40 anni, c’è la necessità di reinventarsi attraverso un altro lavoro, senza più le luci mediatiche.
Dal palmares da record alla prigione: il declino di una leggenda
Le disavventure di ex calciatori che faticano a trovare un nuovo spazio nel mondo e si perdono tra vizi di varia natura sono purtroppo molto frequenti e non sono mancati finali molto amari e in qualche occasione pure tragici. In questo caso, però, proprio come accaduto in Luci della ribalta, si parla per fortuna di un suicidio mancato. Anzi neppure tentato, quello di un grande campione alle prese con un dramma.
La notizia della morte di Dani Alves è stata infatti smentita con forza dai familiari dell’ex nazionale brasiliano. A 40 anni Alves, sta scontando dallo scorso 22 febbraio presso il penitenziario Brians 2 di Barcellona la condanna a quattro anni e sei mesi di prigione inflittagli dal tribunale della città catalana per un caso di stupro. La vicenda giudiziaria si è trascinata per anni, ma alla fine per il secondo giocatore più vincente della storia (43 titoli) dopo Leo Messi non c’è stato nulla da fare.
Dramma Dani Alves: il suicidio smentito e lo sfogo del fratello
Un vero e proprio dramma, ma su X si è andati oltre perché un utente aveva appunto fatto circolare la notizia della morte di Alves per suicidio. Dopo qualche ora di panico generale è stato il fratello di Dani, Ney Alves, a smentire con forza questa orribile fake news, sempre attraverso i propri canali social: “Che Dio ti dia salute e saggezza per superare e sopportare la crudeltà degli esseri umani, che Dio abbia pietà della tua vita e di quella della nostra famiglia”.
Ney Alves ha poi proseguito il suo scopo, facendo riferimento anche al dramma che stanno vivendo i genitori: “Volete vedere mio fratello morto. Ma quanta crudeltà è questa? Mio padre ha più di 70 anni. Mia madre ne ha più di 60”. Dani sta comunque inevitabilmente vivendo un momento drammatico, al punto da venire sottoposto ad un protocollo anti-suicidio per evitare gesti estremi dopo la condanna.