Questa volta hai esagerato: il campione squalificato dopo la follia | Disastro totale e stagione compromessa
La stagione calcistica entra nel vivo, un gol può avvicinare un obiettivo, ma la tensione fa brutti scherzi: top player nei guai.
Si chiama “adrenalina da campo” e in nome di essa è (quasi) tutto concesso ad uno sportivo, ed in particolare un calciatore, intento a svolgere la propria professione. Del resto ciò che si svolge sul campo, che si tratti di una partita o di una gara individuale, rappresenta “l’evento” per il quale ci si prepara in allenamento per settimane o giorni.
Scaricare la tensione accumulata è quindi comprensibile, se non inevitabile. Che si tratti di un’esultanza particolare quando l’obiettivo sembra avvicinarsi o di manifestazioni di sconforto e delusione se il risultato non è quello auspicato, la storia dello sport è piena di reazioni “di pancia”, che hanno spesso fatto discutere.
In particolare per quanto riguarda il calcio, tuttavia, nel corso degli anni la casistica delle esultanze si è modificata seguendo di pari passo la trasformazione dello sport in senso sempre più televisivo e spettacolare, senza che questi due termini assumano nel caso l’accezione più positiva.
Insomma, c’erano una volta le esultanze “innocenti”, con il giocatore in gol che correva a braccia alzate o andava a cercare i propri compagni per condividere la gioia per una “conquista” che rendeva più vicina la vittoria di una partita, o magari di una competizione. Tempi andati, perché con il moltiplicarsi delle telecamere a riprendere un match è stato inevitabile cedere a qualche forma di protagonismo.
Da Shearer a Ronaldo, passando per Ravanelli: l’evoluzione delle esultanze
In Inghilterra ha fatto storia l’esultanza minimal di Alan Shearer, che ha sollevato l’indice della propria mano per 260 volte nella sola Premier League, record di marcature ancora imbattuto. Sembra trascorsa una vita e invece erano solo i primi anni ’90, quando in Italia stava per affermarsi una delle prime esultanze “coreografiche” della storia, quella di Fabrizio Ravanelli.
L’allora attaccante della Juventus “brevettò” di fatto l’esultanza con la maglia capovolta a coprire la testa, capace poi di fare un discreto numero di proseliti negli anni a seguire. Una scena di gioia spontanea, come lo è il famoso salto che ha reso ulteriormente celebre Cristiano Ronaldo. Il fuoriclasse portoghese è stato però protagonista di una variazione sul tema che ha creato scandalo in Arabia, l’attuale patria calcistica di CR7.
Cristiano Ronaldo nella bufera in Arabia: il gestaccio gli costa carissimo
Durante la partita contro l’Al Shabab, infatti, Ronaldo, che da inizio 2023 è la stella dell’Al Nassr, è infatti caduto nella provocazione dei tifosi avversari, che hanno inneggiato a più riprese a Leo Messi, l’eterno rivale di Cristiano. Ecco allora che al termine della partita, vinta 3-2 dall’Al Nassr con Ronaldo autore del primo gol, l’ex juventino si è lasciato andare ad un gesto osceno che gli è costato molto caro.
Cristiano si è infatti portato la mano all’orecchio in segno di sfida nei confronti dei tifosi avversari e poi vicino all’inguine. Il gesto non è stato mostrato in tv, ma non è passato inosservato indignando la comunità araba. Ronaldo è stato squalificato per una giornata e condannato a pagare una multa di 10.000 riyal sauditi, pari a circa 2.666 dollari, alla Federazione e 20.000 riyal all’Al-Shabab per coprire i costi delle spese di presentazione della denuncia. La decisione non è soggetta ad appello. Ronaldo non ha commentato, ma questa caduta di stile rischia di far cadere a picco la sua popolarità in Arabia