“Siamo molto preoccupati”: diagnosi tremenda, due mesi di stop | La squadra perde un punto fermo
Il mercato si è appena concluso, ma la sfortuna si accanisce contro una grande: lungo stop, allenatore e tifosi in allarme.
Qual è il momento peggiore per infortunarsi, ammesso che ne esista uno “migliore”? La risposta è fin troppo facile, anche per non esperti di calcio. Tuttavia, bisogna anche guardare il punto da cui si guarda la situazione, tra il giocatore costretto allo stop più o meno lungo e la squadra.
Se si pensa all’ottica della “vittima”, non ci sono dubbi. Fermarsi, ovviamente per il minor tempo possibile, all’inizio della stagione può lenire almeno parzialmente la delusione per essere costretti a guardare i compagni allenarsi e giocare per qualche settimana. Non troppo presto, diciamo verso la fine di agosto, a preparazione atletica già fatta.
In questo modo, a meno che non si tratti di un infortunio che richieda uno stop di 6-8 mesi, l’annata è salva e si può sperare di tornare in campo prima che la stessa entri nel vivo. Va da sé che il massimo della sfortuna sia invece “rompersi” al termine di una stagione agonistica, perché le conseguenze possono essere ben peggiori.
Si pensi al romanista Tammy Abraham, vittima di un grave infortunio al ginocchio durante l’ultima giornata dello scorso campionato contro lo Spezia. Ginocchio in frantumi e di fatto intera stagione successiva saltata. Qui, però, entrano in scena le “ragioni” del club, che nella sfortuna è stato… fortunato che l’incidente non sia avvenuto a mercato appena chiuso o dopo aver fatto altri investimenti.
Dal Milan ad altre big d’Europa: quando gli infortuni non danno tregua
Ecco perché le esigenze di giocatore e squadra di appartenenza possono essere molto diverse. Certo, per un club avere a che fare con infortuni in serie è sempre un problema quasi irrisolvibile. Si prenda il caso del Milan di quest’anno, falcidiato tra autunno e inverno da una serie di assenze in tutti i reparti che hanno finito per condizionare le scelte dell’allenatore e il rendimento generale.
Fatto sta che per i dirigenti e gli allenatori apprendere di dover fare a meno di un giocatore per un periodo medio-lungo subito dopo la conclusione di una sessione di mercato è una vera disdetta. Nel migliore dei casi. Nel peggiore può determinare conseguenze nefaste per l’intera stagione e sconvolgere anche le strategie di mercato della sessione seguente.
Manchester United, guai senza fine: lungo stop, Ten Hag perde un pupillo
Ne sanno qualcosa al Manchester United, una delle grandi malate eccellenti del calcio internazionale. Anche quest’anno i Red Devils stanno vivendo una stagione da comprimari in campionato. Costretta a rincorrere un posto tra le prime quattro della Premier League, la formazione di Erik ten Hag è andata anche peggio in Europa, chiudendo il proprio girone di Champions al 4° posto. E come se non bastasse, ecco una lunga teoria di infortuni, che non accenna a concludersi.
Dopo aver dovuto fare i conti con tante assenze in particolare in difesa proprio durante la fase a gironi di Champions, il tecnico olandese ha perso a inizio di febbraio Lisandro Martinez. Il centrale argentino campione del mondo ha riportato un infortunio al legamento collaterale mediale del ginocchio e dovrà stare fermo per almeno otto settimane. “È un disastro, perché un giocatore come lui ci porta tantissimo” ha dichiarato uno sconsolato Ten Hag, che aveva appena riabbracciato il pupillo, già allenato all’Ajax, rientrato a inizio 2024 dall’infortunio al piede che lo aveva tenuto fuori da settembre.