Calcio in lacrime, per il Pallone d’oro una vera disgrazia | L’orrenda malattia entrata a casa sua
L’inattesa rivelazione di uno dei calciatori più amati al mondo: quel trionfo personale e le glorie calcistiche passano in secondo piano.
Vincere il Pallone d’Oro a coronamento di una carriera leggendaria. Vincere una serie di Palloni d’Oro, conseguenza diretta delle proprie qualità e dei trionfi conseguiti con il proprio club. Vincere il Pallone d’Oro da giovani e poi affermarsi ad alti livelli. O vincere il Pallone d’Oro grazie a un’annata magica, ma poi faticare a restare ai vertici.
Come si evince, le casistiche legate al fortunato calciatore che ogni anno ha il privilegio di alzare il popolare trofeo patrocinato da France Football sono davvero tante. Da ormai parecchi anni il dibattito sul vincitore del concorso anima, seppur solo per qualche settimana, il dibattito calcistico internazionale.
C’è chi dice che se ne parla troppo, e di sicuro nel recente passato non sono mancati gli anni in cui le polemiche e gli scambi di pareri incrociati sulla correttezza dell’esito delle votazioni dei giurati si sono prolungati per troppo tempo. Ma c’è anche chi sostiene che trattandosi del premio individuale più importante, o se non altro del più famoso, del mondo, discuterne è più che doveroso.
Ci si è divisi e ci si divide tuttora su cosa debbano premiare coloro che sono chiamati a votare. Il valore assoluto dei candidati o il rendimento degli stessi nell’anno solare? Dibattito infinito, fatto sta che è opinione comune che l’edizione 2023, che ha incoronato per l’ottava volta Lionel Messi, abbia segnato la fine di un’era, quella catalizzata dall’argentino e da Cristiano Ronaldo.
Il Pallone d’Oro volta pagina: dal 2024 via alla collaborazione con l’Uefa
I due grandi rivali hanno vinto 13 delle ultime 15 edizioni, con un parziale di 8-5 per Messi, con Luka Modric e Karim Benzema unici “intrusi”. I due re hanno scelto di chiudere la carriera in campionati meno competitivi e nuovi giovani fenomeni sono pronti a prendersi la scena, da Jude Bellingham all’amico Erling Haaland, senza dimenticare ovviamente Kylian Mbappé. Tutti pronti a darsi battaglia per l’edizione 2024, la prima copatrocinata dall’Uefa.
A proposito di gioventù, sono stati tanti come detto i ragazzi prodigio capaci di vincere il Pallone d’Oro prima ancora di affermarsi ad altissimi livelli. Non tutti ci sono poi riusciti e uno di questi è Michael Owen. L’ex attaccante di Liverpool, Manchester United, Real Madrid e nazionale inglese trionfò nel 2001 a 22 anni, salvo poi vivere una carriera costellata da infortuni. Nulla, però, in confronto al dramma che l’Owen uomo sta vivendo ormai da anni.
Michael Owen, dal Pallone d’Oro al dramma: la verità a cuore aperto
In un’intervista a cuore aperto al Daily Mail, infatti, l’ex giocatore ha deciso di parlare per la prima volta della grave malattia del figlio James, che oggi ha 18 anni e che soffre della Sindrome di Stargardt che rende chi ne soffre “clinicamente cieco”. Si tratta di una malattia alla retina, ancora incurabile, che ha colpito James a otto anni e che lo ha portato ad una grave ipovisione: “Se potessi gli donerei i miei occhi – le toccanti parole del padre”.
La famiglia di Owen, grazie alla forza di James, non ha però mai smesso di lottare e oggi riesce a convivere con quanto il destino le ha riservato: “All’inizio guardavo soprattutto gli aspetti negativi, anche perché James soffriva molto per le cure – ha aggiunto Michael – poi abbiamo capito che dannarsi a vita non avrebbe avuto senso. Ho inventato decine di scuse nel corso degli anni per non spiegare perché James non giochi a calcio. C’aveva provato, ma ad un certo punto è diventato troppo difficile rincorrere il pallone”