“Non me la sento più di giocare”: addio al calcio | Ha lasciato a metà contratto
Uno dei fuoriclasse più amati della storia recente del calcio internazionale ha sorpreso tutti con un annuncio inaspettato.
Tra le peculiarità meno comprensibili che distinguono il mondo del calcio da quello degli altri sport c’è sicuramente quella che riguarda il valore che sempre più spesso viene dato, ma soprattutto non dato, ai contratti e in particolare alla loro durata.
Per un semplice appassionato non passa in verità inosservato neppure il fatto che, a differenza di tutti gli altri sport, i compensi dei calciatori vengano discussi con i rispettivi datori di lavoro sulla base delle cifre nette, fatto reso ancora più singolare proprio se si pensa alle cifre da capogiro che i calciatori, quasi sempre rappresentati da agenti lautamente pagati, riescono a strappare ai propri presidenti.
Però la stranezza più assoluta è proprio quella legata al valore spesso solo simbolico degli stessi contratti a livello temporale. Del resto se così non fosse non esisterebbe quella fiera dei sogni chiamata calciomercato, trasformata oggi in un vero e proprio show mediatico tra durata extra-large e trasmissioni televisive di successo dedicate all’argomento.
Perché, è evidente, se tutti i contratti firmati e depositati in Lega dovessero essere rispettati non esisterebbero le trattative tra club e gli stessi non avrebbero la possibilità di rinforzarsi. Ma soprattutto non ci sarebbe l’incommensurabile giro di denaro che fa del calcio una delle principali industrie in molti dei paesi europei più sviluppati.
Rivoluzione Como, parte l’avventura da tecnico di Cesc Fabregas
A tal proposito ciclicamente spuntano proposte più o meno rivoluzionarie, come quella di far firmare solo contratti annuali a giocatori al di sopra di una certa età. Scenario difficilmente applicabile dopo l’introduzione della Legge Bosman, ma che potrebbe avere un senso per calciatori anagraficamente “avanzati” e magari reduci da una lunga serie di infortuni.
Si sa che il momento di dire addio al calcio è difficile per tutti, a prescindere dalla carriera che si sia vissuta, ma quel che è certo è che quando deve succedere è meglio che accada da svincolati, senza quindi essere costretti a recedere da un contratto in essere. Proprio questo è successo a Cesc Fabregas, neo allenatore del Como dopo l’esonero di Moreno Longo, ma fino al giugno scorso giocatore proprio del club lariano.
La rivelazione di Fabregas: “Ecco perché ho deciso di smettere di giocare”
Durante la prima conferenza stampa da tecnico della prima squadra, dopo essere stato promosso dalla Primavera che l’ex nazionale spagnolo guidava da inizio stagione, Fabregas ha spiegato proprio la scelta di ritirarsi dal calcio, maturata nonostante nell’estate 2021 l’ex centrocampista avesse firmato un biennale con il Como: “Avevo firmato un biennale come giocatore, ma dopo un anno non me la sentivo più di giocare” l’amara ammissione.
Del resto Fabregas era arrivato in riva al Lago dopo una stagione da appena due presenze con il Monaco e il suo contributo al Como lo scorso anno è stato minimo, con 17 presenze, solo due delle quali per intero, senza reti e con soli due assist realizzati. Numeri non degni della luminosa carriera di uno dei più forti e geniali giocatori della generazione d’oro del calcio spagnolo, pronto ora a cimentarsi dalla panchina per aiutare i lombardi ad inseguire il sogno del ritorno in Serie A dopo 21 anni di assenza.