Basta con la Nazionale: dopo quasi 100 partite se ne va un’altra icona | Comunicato ufficiale
I gironi di qualificazione a Euro 2024 sono finiti e per tante nazionali è tempo di bilanci: una bandiera dice addio.
Il calcio, come ogni altro sport e la vita in generale, è fatto anche di sliding doors. Chiamiamoli momenti di svolta, partite spartiacque o crocevia, la sostanza non cambia a differenza della storia di una squadra, che può cambiare anche per un semplice dettaglio.
Il concetto vale ancora di più per le nazionali e per i rispettivi ct. Non a caso secondo alcune scuole di pensiero l’attività di allenatore di un club e quella di commissario tecnico di una nazionale sono addirittura mestieri differenti.
Perché un conto è poter vedere i propri giocatori tutti i giorni e lavorarci con continuità, un altro incontrarsi, quando è possibile, una volta al mese, peraltro quasi sempre per preparare partite con qualcosa in palio, che sia la qualificazione ad un grande torneo o la Nations League, che ha di fatto sostituito le amichevoli di un tempo.
I contesti sono molto diversi, tanto sul piano tecnico-tattico, quanto su quello empatico e allora è inevitabile che nel calcio di oggi, nel quale le attività delle nazionali sono schiacciate da quelle dei club, la carriera di un ct può anche essere determinata dai singoli episodi in grado di orientare l’esito di una partita.
Svezia, dall’impresa contro l’Italia al flop: arriva la svolta
Cosa sarebbe successo se Fabio Grosso non si fosse procurato il rigore contro l’Australia agli ottavi di Germania 2006? O ancora, per restare agli Azzurri, se il rigore di Gigi Di Biagio nei quarti di Francia ’98 non fosse finito contro la traversa? Sliding doors, appunto, come quelle che negli ultimi anni si sono spesso “aperte” nel verso giusto per la Svezia.
La nazionale gialloblù è stata l’artefice della clamorosa mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale 2018, superando gli Azzurri ai playoff. In Russia la squadra del ct Janne Andersson si sarebbe poi spinta fino ai quarti, venendo eliminata dall’Inghilterra. Da quell’anno, però, nulla è più andato per il verso giusto. Così, ora, ecco il ribaltone inatteso solo in parte.
Janne Andersson, l’addio alla Svezia è ufficiale
Al termine della partita contro l’Estonia, vinta per 2-0, ultima gara di un girone di qualificazione a Euro 2024 nel quale la Svezia non è mai stata in corsa per la Germania, avendo raccolto appena 10 punti, Andersson ha ufficializzato l’addio alla panchina della Svezia, dove sedeva dal 2016. Un ciclo, passato anche per gli ottavi di finale di Euro 2021 e per la mancata qualificazione al Mondiale 2022, si è definitivamente chiuso, con un bilancio di 48 vittorie, 15 pareggi e 30 sconfitte.
La gestione di Andersson, classe ’62, che prima di allenare la Svezia aveva diretto club locali come Halmstad e Norkoping, è stata caratterizzata anche dal tormentato rapporto con Zlatan Ibrahimovic, mai convocato fino al 2016, ma con il quale non c’è mai stata sintonia. Ora per la Svezia inizia una nuova era finalizzata alla qualificazione al Mondiale 2026