Aggressione brutale nel garage: triste diagnosi per la moglie | Mister 100 milioni vuota il sacco
Quando è difficile scindere il lavoro dalla vita privata: il fuoriclasse spiega l’accaduto e racconta il proprio dramma.
“In campo ci si può scontrare, ma una volta che l’arbitro fischia la fine tutto viene dimenticato”. Quante volte abbiamo sentito calciatori anche di alto livello rifugiarsi dietro questa frase per spiegare e cercare di giustificare controversie un po’ troppo accese durante una partita?
Può capitare tra centravanti e difensore, o tra due centrocampisti che fanno di corsa e agonismo due aspetti chiave della propria professione. Un malinteso per un fallo non fischiato dall’arbitro, o magari per un’entrata a palla lontana, frutto quasi sempre solo di un eccesso di agonismo.
In altri casi, però, può capitare che il diverbio si accenda tra ex compagni di squadra uniti da un profondo rapporto di amicizia, chiamati però a “fingersi” avversari qualunque per 90 minuti. Non facile, perché dietro ogni atleta, non solo a un calciatore, c’è prima di tutto un uomo, con le proprie emozioni e i propri ricordi.
Nel calcio di oggi, poi, dove è di fatto sempre calciomercato e può capitare di iniziare una stagione con una maglia e di concluderla con un’altra, è fatalmente ancora più difficile cercare di non considerare le mozioni degli affetti e di mettere sempre e comunque al primo posto i propri obblighi professionali, che possono portare a giocare veri e propri spareggi contro chi fino a poche settimane prima giocava con te.
“Ci sono limiti che non vanno oltrepassati”: il retroscena sull’aggressione
C’è poi un’ulteriore casistica nella quale chiunque, a prescindere dal fatto che si sia calciatori professionisti e milionari o atleti famosi, mette da parte amicizie e importanza della partita che la propria squadra sta giocando. Questo accade quando lo scontro con un avversario va oltre l’aspetto sportivo entrando nella sfera privata.
Il mantra “Toccatemi tutto, ma non la mia famiglia e i miei cari” accomuna infatti uomini e donne di ogni età e professione. Ne sa qualcosa il centrocampista del Real Madrid Federico Valverde. “Mister 100” milioni, dalla cifra che il Madrid rifiutò dal Liverpool nel 2022 per privarsi del giocatore, è tornato a parlare della brutale aggressione al giocatore del Villarreal Alex Baena al termine della partita persa in casa per 3-2 dai Blancos lo scorso 9 aprile. “Su un campo di calcio puoi chiamarmi come vuoi, ma ci sono alcuni limiti che non si devono oltrepassare. Se parli della mia famiglia non è più solo calcio” ha detto il centrocampista uruguaiano a ‘The Players Tribune’.
Il dramma di Federico Valverde: “Tenevo tutto dentro”
Ma qual era il precedente tra i due? Nella gara di Copa del Rey disputata nel gennaio precedente, Baena si rivolse con termini disgustosi alle difficoltà che la moglie di Valverde stava incontrando nella gravidanza del secondo figlio della coppia, poi fortunatamente rientrati. Il giocatore del Villarreal avrebbe reiterato quelle orribili parole, infierendo sul dramma di Valverde.
A quel punto Federico, accecato dalla rabbia, prese a pugni Baena mentre quest’ultimo stava per salire sul pullman del Villarreal: “Forse non avrei dovuto reagire, ma mi ha fatto male vedere come i media mi hanno dipinto” ha aggiunto Valverde, che ha poi spiegato la difficile condizione psicologica che stava vivendo in quel periodo: “Soffrivo, ma tenevo tutto dentro. Stavo interpretando un personaggio, il ragazzo forte e stoico che dice alla moglie: ‘Tutto andrà come Dio vuole”.