“Nessuno mi ha aiutato”: lo scandalo diventa un dramma | Mondo del calcio sconvolto
Da potenziale fuoriclasse a ‘ragazzaccio’ distrutti da qualche errore e dalla cattiva stampa: la storia che commuove il calcio.
La storia del calcio è piena di talenti, in qualche caso anche potenziali campioni, che non sono riusciti ad emergere per ragioni tutt’altro che tecniche e ai quali non è bastato cambiare tante maglie per esprimere le proprie qualità.
Nel linguaggio giornalistico, un po’ frettoloso e spesso superficiale, i giocatori in questione sono stati raggruppati sotto l’etichetta di “Bad Boys”, un insieme che riunisce casi spesso molto diversi tra loro e i cui protagonisti sono accomunati solo dal rimpianto di non essere riusciti a sfruttare le proprie qualità.
Perché se il destino ti dà un talento naturale palpabile già dall’infanzia, disperderlo e quindi non cogliere l’opportunità di fare della propria passione un lavoro ben remunerato può trasformarsi nel corso degli anni in una fonte di rabbia inconsolabile.
Nella quasi totalità dei casi, però, i “cattivi ragazzi” in questione hanno pagato anche colpe non esclusivamente proprie, o meglio l’incapacità di reagire alle difficoltà che una carriera prima o poi presenta, di fronte alle quali hanno ceduto alla tentazione di lasciarsi andare ai piaceri della dolce vita, quella che alla lunga impedisce di fare strada nel mondo dello sport.
Inghilterra sotto shock, la confessione dell’ex campione di Arsenal e Liverpool
Gli esempi di queste storie hanno purtroppo riempito pagine di giornali sportivi e pure di libri, dedicati proprio al racconto di talenti dispersi nelle pieghe di una “second life” che ha finito per travolgerli. Narrazioni di questo genere arrivano soprattutto dall’Inghilterra, dove la connection droga-alcool-sesso ha spazzato via tante carriere promettenti.
Nell’era dei social, quella in cui ragazzi spesso molto giovani, ma già ricchi, finiscono in una spirale di fama precoce che può far perdere pericolosamente loro il contatto con la realtà, queste storie sono ancora più frequenti. Una di queste riguarda una delle più note promesse mancate del calcio inglese dell’ultimo decennio, protagonista del grande Liverpool di Rafa Benitez.
Lo sfogo di Jermaine Pennant: “L’etichetta del Bad Boy mi ha rovinato”
Jermaine Pennant ha compiuto 40 anni lo scorso gennaio. Di origini giamaicane, è stato un’ala destra tutta tecnica, dribbling e velocità. Peccato che queste qualità sia riuscito a mostrarle in poche occasioni, pur avendo giocato per club come Arsenal e appunto Liverpool ed aver sfiorato anche il trasferimento al Real Madrid, con il quale firmò un pre-contratto nel 2008. Intervistato dal Daily Mail, Pennant, che ha dato l’addio al calcio nel 2018 dopo qualche stagione nelle categorie dilettantistiche, è stato protagonista di un drammatico sfogo, nel quale ha confessato i propri problemi di salute mentale e le proprie dipendenze, denunciando però anche di non essere mai stato aiutato, ma anzi di essere stato “gettato nel baratro”: “Sono cresciuto in un ambiente povero e poi sono stato catapultato sotto i riflettori. Non sapevo come affrontare tutto ciò e ho fatto errori che sono stati resi pubblici. Questo mi ha dato un’etichetta, quella del ragazzaccio, che non ero”.
Protagonista in Premier League fino al 2014 con lo Stoke City, Pennant, che non ha mai debuttato nella nazionale maggiore, ha quindi dovuto lottare da solo per uscire dal tunnel: “Fare una bella vita ed essere ricco non significa che non si possano avere problemi. Il denaro non rende tutti felici, ma la gente spesso lo dimentica. Avevo bisogno di aiuto, invece mi sono ritrovato da solo in una spirale, abbandonato al mio destino. Il programma ‘SAS: Who Dares Wins’ mi ha aiutato ad aprirmi, a far emergere i demoni invece di cercare di risolverli da solo”.