Italia, lezione di calcio dall’Inghilterra: ‘Ecco perché ha perso’ | La verità è agghiacciante
Luciano Spalletti e i suoi ragazzi dovranno tenere bene a mente queste parole in vista dei prossimi impegni per Euro 2024.
Due anni dopo quella notte speciale, indimenticabile per l’Italia intera, tutti avevamo creduto al potere della rinascita. Un sogno o una possibilità concreta? In seguito alla vittoria dell’Europeo 2020 con Roberto Mancini in panchina, gli Azzurri hanno soltanto trovato spine lungo il loro percorso.
Il nuovo corso targato Luciano Spalletti ha ereditato alcune difficoltà e ha posto nuovamente il problema. A che punto è il nostro movimento? La qualificazione a Euro 2024 è appesa a un filo e se a novembre ci toccherà sudare per staccare quel pass, è perché qualcosa in fase di programmazione è stato sbagliato.
I primi minuti della gara di Wembley ci avevano illuso di essere alla pari di una realtà che, considerato l’insieme dei club che lottano in Premier League, avanza a velocità doppia rispetto alla nostra. Luciano Spalletti non può predicare nel deserto ma deve essere aiutato dai club.
I problemi sembrano riproporsi come l’erba che cresce sui marciapiedi. L’Italia del calcio deve essere molto più pratica, prestare maggiore attenzione alla crescita e alla valorizzazione del prodotto e probabilmente ripartire da zero. A partire dalle scuole calcio.
La verità viene a galla
“Loro hanno Bellingham, noi Bonaventura”. Potremmo banalizzare il concetto prendendo in prestito due nomi ma la crescita mostruosa del talento del Real Madrid parte da lontano. Il nostro campionato offre pochissimi talenti italiani e spesso si preferisce puntare su stranieri (meno costosi).
Un’altra chiave di lettura sta nei dati: perché in Europa molti club puntano su giovani promesse appena maggiorenni mentre noi restiamo a guardare? Il caso emblematico potrebbe essere quello della Juventus. Gioie e dolori di un calcio ancora in crisi.
Il prodotto non funziona
Per rendere di nuovo appetibile il prodotto calcio serve intervenire a tutti i livelli. Dai diritti tv fino alla valorizzazione del talento. La Serie A vale poco anche perché non sappiamo venderla alle giuste cifre. Chi sa crescere in casa i campioni del domani può godere di un vantaggio competitivo e persino rivenderli a cifre mostruose. L’Inghilterra in questo senso gioca un altro sport.
Ci avete fatto caso? I trasferimenti in Premier League avvengono quasi sempre grazie ad assegni molto più robusti di quelli italiani. Non è solo una questione di valore del giocatore ma anche di peso delle società in ballo. Una lezione da imparare al più presto per non farci superare da altre realtà più virtuose.