“Abbiamo perso dei familiari”: dramma nel mondo del calcio | Il triste appello arrivato in queste ore
Le commistioni tra calcio e politica non sembrano avere fine: il drammatico sfogo di un calciatore della Serie A commuove il mondo.
Oltre un anno e mezzo dopo il suo assurdo inizio, la guerra tra Russia e Ucraina sembra ancora lontana dall’epilogo. Le notizie sulle migliaia di vittime tra soldati e civili, sulle troppe vite di bambini innocenti sacrificati sull’altare di uno scontro per il quale non è ancora stata trovata una soluzione civile, riempiono ormai da troppo tempo le cronache dei telegiornali e le prime pagine dei quotidiani politici.
La soluzione non si intravede, le diplomazie non riescono a trovare uno spiraglio per porre fine a questa barbarie alla quale le potenze del mondo guardano con interessi molto diversi, di fatto agli antipodi, ma senza ancora riuscire a far prevalere la ragione, da nessuna delle due parti, con risultati sotto gli occhi di tutti sotto ogni punto di vista. Dall’emergenza umanitaria legata ai profughi di guerra, fino a quella economica con la quale si inizierà fatalmente a fare i conti dopo che il conflitto si sarà concluso.
Sul piano sportivo le iniziative per promuovere la pace si sprecano ormai da quel febbraio 2022, ma senza risultati. Lo scorso 12 settembre a Milano gli spettatori che hanno assistito a Italia-Ucraina hanno abbracciato idealmente i giocatori ospiti, visibilmente emozionati e avvolti nelle loro bandiere durante l’esecuzione dell’inno nazionale. Una scena già vista ormai tante volte in questi mesi e che si corre il rischio di rivedere anche tra meno di un anno ai Giochi di Parigi 2024, qualora la guerra fosse ancora in corso quando prenderanno il via le prossime Olimpiadi.
Sospesa da ogni competizione sportiva di squadra è invece la Russia, i cui atleti stanno vivendo un vero e proprio dramma nel dramma, vedendo le proprie carriere di fatto interrotte a tempo indeterminato almeno a livello internazionale. A livello calcistico la Russia, esclusa in corsa dai playoff per Qatar 2022 dopo lo scoppio della guerra, non è stata inserita nelle qualificazioni per Euro 2024. Purtroppo, però, il mondo del calcio deve fare i conti con altri fronti caldi a livello internazionale e con altre sgradite intromissioni nazionaliste anche durante le partite, come successo proprio il 12 settembre in contemporanea con Italia-Ucraina.
Cori discriminatori, scoppia il caos durante Romania-Kosovo
I fattacci sono avvenuti presso l’Arena Națională di Bucarest, capitale della Romania, che ha ospitato l’importante sfida tra i padroni di casa e il Kosovo, valida per il Gruppo I di qualificazione a Euro 2024, la cui fase finale si terrà in Germania dal 12 giugno al 12 luglio prossimi. Ebbene, già nel corso del primo tempo si sono levati dei cori discriminatori effettuati da un ridotto, ma purtroppo numeroso e rumoroso, gruppo di sostenitori rumeni, costringendo l’arbitro a prendere provvedimenti gravi ed immediati.
“Il Kosovo è Serbia” e “Kosovo e Serbia uniti sotto il tricolore»” le chiarissime parole che si sono levate al cielo di Bucarest, provocando la reazione dei giocatori della nazionale ospite, che hanno istantaneamente iniziato a lasciare il campo. In quello stesso momento dal settore dei tifosi rumeni è iniziato un lancio di fumogeni, mentre l’arbitro francese Delajod aveva già deciso di sospendere la gara. La tensione ha immediatamente iniziato a serpeggiare, con le due squadre negli spogliatoi e il terreno di gioco presidiato dalle forze dell’ordine.
Cori Romania-Kosovo, lo sfogo di Vergim Vojvoda
La situazione è tornata alla normalità solo dopo oltre mezz’ora e la gara, sospesa sullo 0-0, è ripresa per concludersi con il successo per 2-0 della Romania, favorita dall’espulsione dell’ex Lazio Vedan Muriqi al 43’ e in gol nel finale con Stanciu (83’) e con l’attaccante del Parma Mihaila (93’). Al termine della gara i giocatori del Kosovo sono parsi visibilmente scossi. La Romania è uno dei cinque Paesi dell’Unione Europea che non riconosce l’indipendenza del Kosovo insieme a Cipro, Grecia, Slovacchia e Spagna, ma alcuni dei giocatori più rappresentativi del Kosovo non sono riusciti a nascondere la propria rabbia.
Così se il portiere dell’Empoli Etrit Berisha, rimasto in panchina per 90 minuti, si è lasciato andare ad un gestaccio rivolto ai tifosi rumeni al termine della gara, più drammatico è stato lo sfogo dell’esterno del Torino Vergim Vojvoda, in campo dall’inizio a Bucarest: “Hanno offeso il nostro Paese. Queste cose sono inaccettabili nel 2023. Siamo rimasti negli spogliatoi per 40 minuti e dopo non saremmo dovuti rientrare in campo. Abbiamo perso dei familiari per questo Paese, la Romania è stata irrispettosa”. Il difensore granata ha poi rincarato la dose sui propri canali social: “Romania, vergognatevi di voi stessi e del vostro pensiero. Fifa, fai il tuo dovere e assicurati che il rispetto prevalga in partita”.