Dopo lo storico oro di Gianmarco Tamberi ai Mondiali di Budapest arriva un’altra giornata da ricordare per gli azzurri dell’atletica.
I mondiali di atletica di Budapest 2023 sono andati in archivio per l’Italia con un bilancio di quattro medaglie. Il doppio rispetto a quelle portate a casa un anno fa a Eugene, ma il bilancio non può comunque essere completamente soddisfacente alla luce del potenziale degli atleti azzurri.
A salvare il bilancio della spedizione, conquistando l’unico oro italiano, è stato Gianmarco Tamberi, capace di aggiungere un altro pezzo alla propria già ricchissima collezione di allori con quell’oro iridato che ancora mancava ad una carriera che già si avvicina alla leggenda.
Grazie al primo posto ottenuto con uno straordinario 2,36 Tamberi è infatti diventato il secondo atleta italiano di sempre capace di vincere Olimpiadi, Europei e Mondiali, dopo Alberto Cova, portandosi peraltro ad appena tre medaglie dal primato assoluto di un azzurro, considerando anche le gare juniores, detenuto da un certo Pietro Mennea.
Veri e propri miti dello sport italiano e non solo, la stessa “categoria” in cui potrebbero entrare molto presto i ragazzi della staffetta 4×100, capaci di confermarsi ai massimi livelli grazie al secondo posto alle spalle degli inarrivabili Stati Uniti, ma ancora davanti a quella Gran Bretagna battuta allo sprint da Filippo Tortu nella magica notte del 6 agosto 2021 ai Giochi di Tokyo.
Ancora con lo sprinter brianzolo in ultima frazione, l’Italia si è confermata ad alti livelli grazie ad una formazione immutata rispetto alle Olimpiadi per tre quarti, con l’unica novità di Roberto Rigali in apertura al posto di Fausto Desalu e con le conferme di Marcell Jacobs e Lorenzo Patta. Ma l’atletica e in generale gli sport individuali non vivono solo di podi e medaglie, dal momento che nel percorso di crescita di uno sportivo ci sono anche piccoli, grandi traguardi individuali, come può essere il miglioramento di un primato personale o nazionale.
Perché, a proposito di Mennea, se la maggior parte dei primati italiani nell’atletica è stata migliorata durante il nuovo millennio, e in particolare nell’ultimo lustro che ha visto l’atletica azzurra avvicinarsi in maniera sensibile ai vertici del movimento europeo e mondiale, resiste ancora un numero seppur limitato di record capace di resistere da oltre trent’anni. Come appunto quello di Mennea nei 200 metri, il mitico 19″72 di Città del Messico ’79 rimasto anche record del mondo fino ai Giochi 1996 e all’impresa di Michael Johnson. O come quello di Marcello Fiasconaro negli 800, che a giugno ha “festeggiato” i 50 anni, o ancora come quello di Alessandro Andrei nel getto del peso, fissato nel 1987. Ci sono poi atleti e atlete che sono ormai diventati veri e propri miglioratori “seriali” di record italiani. E in questa categoria rientra Roberta Bruni, che nella notte del 4 settembre ha vissuto un’altra emozione indimenticabile, regalandola anche allo sport italiano.
La romana, classe ’94, ha infatti migliorato il primato italiano di salto con l’asta femminile che già le apparteneva. L’occasione è stata fornita dal meeting svoltosi a Chari, in provincia di Brescia, dove Roberta si è saputa spingere fino a 4,73, un centimetro meglio del 4,72 fissato poco più di un anno fa, il 30 agosto 2022 a Rovereto. Per Bruni si è trattato di un primato fortemente voluto, essendo arrivato al terzo e ultimo tentativo a disposizione dopo due errori. Del resto nessun atleta conosce meglio di sé stesso le proprie potenzialità e i limiti in cui spingersi. A completare la serata, peraltro, il fatto che la misura le sia valsa la qualificazione per le Olimpiadi di Parigi della prossima estate.
Per Bruni si tratta del primo risultato di livello della stagione, almeno all’aperto, dopo che a febbraio era stata in grado di migliorare il record italiano indoor fissandolo ad Ancona a 4,62. Non fortunato era stato invece il percorso della reatina ai Mondiali di Budapest, che l’avevano vista uscire di scena già in qualificazione con un modesto 4,35.
La controprestazione in Ungheria resterà quindi un rimpianto per Roberta, che con la forma dimostrata a Chiari sarebbe potuta entrare facilmente in finale. Il secondo posto nel meeting del bresciano è andato a Elisa Molinarolo, capace a propria volta di migliorare il proprio primato personale di 4.68 al terzo assalto, tre centimetri in più rispetto alla misura saltata proprio a Budapest, dove la veronese ha centrato la qualificazione per la finale, poi chiusa al nono posto.