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Pazzesco Ibrahimovic, trova squadra in Serie A | Firma vicina, va in una neopromossa

Una vista dello stadio Meazza di Milano – Foto Ansa – Ilgiornaledellosport.it

Il mercato sa regalare vere e proprie favole e storie da film: ecco il colpaccio che può fare la differenza nella lotta per la salvezza.

C’erano una volta le neopromosse della Serie A, o comunque le squadre della seconda metà della classifica, che potevano permettersi il lusso di acquistare stranieri di comprovato valore internazionale, se non punti fermi delle rispettive nazionali. Quella “volta” erano gli anni ’80, l’età dell’oro del calcio italiano, in grado di arrivare in fondo a tutte le coppe e spesso di vincerle, anche dominando.

Un’era imparagonabile con quella di oggi, non solo per l’oggettivo abbassamento di livello del calcio italiano, andato di pari passo con la globalizzazione delle conoscenze calcistiche a livello mondiale, che fa sì che quasi a ogni latitudine del mondo si vada ben oltre ai principi tattici basilari e si siano fatte strada una buona organizzazione e, nei tempi recenti, anche una buona dose di coraggio in fase di costruzione del gioco.

Imparagonabile si diceva anche perché in 30 anni abbondanti il calcio ha cambiato pelle più volte anche a livello di regolamenti. Dalle norme che riguardano più strettamente il gioco, a partire da quella rivoluzionaria che vietò al portiere di raccogliere con le mani un retropassaggio volontario di un compagno, fino a quelle sulla circolazione degli stranieri.

Anche prima dell’avvento della legge Bosman, infatti, datata 1996, la possibilità di schierare contemporaneamente più di tre stranieri ha cambiato profondamente i rapporti di forza nei campionati nazionali e in particolare in quello italiano, dove i mezzi economici a disposizione sono andati scemando allargando la forbice tra i top club e concorrenza.

Coraggio, bel gioco e giovani talenti: oggi la salvezza si conquista così

Ecco allora che vedere una Cremonese che nel 1990 retrocessa in B poteva permettersi di avere in rosa Gustavo Dezotti, finalista del Mondiale 1990 o dieci anni prima il Cagliari puntare sul compianto Waldemar Victorino, stella del Nacional Montevideo campione di tutto. Preistoria? Come detto sì, ma qualcosa sta tornando a muoversi in quella direzione in Italia, grazie all’abilità di alcuni dirigenti illuminati. Dove non arrivano le possibilità economiche, infatti, bisogna affidarsi a conoscenze e coraggio. Ne sa qualcosa Pantaleo Corvino, riuscito lo scorso anno a costruire un Lecce da salvezza nonostante un’età media molto bassa. Un’impresa che in questa stagione cercherà di ripetere insieme al collega Guido Angelozzi, direttore sportivo del Frosinone, che sta per ultimare la costruzione di una rosa molto interessante, oltre che in linea con il credo calcistico del tecnico Eusebio Di Francesco.

Alla terza stagione della propria storia in Serie A il club ciociaro punta a quella salvezza mai raggiunta in precedenza, che varrebbe davvero oro per una città di 50.000 abitanti e per una società che ha cambiato filosofia. Niente più base autoctona con giocatori del vivaio o venuti dalla B, bensì valorizzazione di giovani in prestito da altre società di Serie A e lavoro di ricerca sul mercato internazionale per assicurarsi potenziali pepite.

Arijon Ibrahimovic con la maglia del Bayern Monaco durante un’amichevole – Foto Ansa – Ilgiornaledellosport.it

Un altro Ibrahimovic in Serie A: il Frosinone punta su Arijon

Eppure vedere in maglia giallazzurra un attaccante di proprietà del Real Madrid e uno del Bayern Monaco non può che stupire gli appassionati di calcio. In particolare se quest’ultimo ha un cognome molto famoso. Così oltre a Reinier, talento brasiliano classe 2002 del Real Madrid pagato dai Blancos 30 milioni solo due anni fa, l’attacco del Frosinone sta per accogliere dalla Germania un certo Arijon Ibrahimovic. Poco più di due mesi dopo il commosso e commovente addio di Zlatan Ibrahimovic al Milan e al calcio, c’è spazio per questo talento kosovaro classe 2005, che non ha ovviamente alcun legame di parentela con l’omonimo più famoso.

Cresciuto tra Norimberga e Greuther Fürth, il Bayern Monaco lo acquistò nel 2018, ad appena 12 anni. Lo scorso febbraio il debutto in Bundesliga sotto la gestione Nagelsmann lo ha fatto diventare il secondo esordiente più giovane della storia del campionato, prima di perdere quota dopo l’arrivo in panchina di Tuchel. L’ex tecnico del Chelsea ha evidentemente avallato la cessione di Ibra, ma anticipare la concorrenza non è stato facile per il Frosinone. Di più lo sarà per Arijon mettersi presto alle spalle facili titoli e ironie per aiutare Di Francesco e la squadra verso l’impresa i cui primi tre mattoncini sono stati costruiti con la vittoria sull’Atalanta.