L’esperto attaccante colombiano lascia l’Atalanta dopo cinque stagioni, ma non la Serie A: decisa la sua nuova destinazione.
Ci sono tradizioni alle quali è proprio impossibile rinunciare. Vuoi per reale convinzione, o per semplice scaramanzia. Se si parla di calciomercato, l’elenco sarebbe piuttosto lungo, ma non può che aprirsi con la cara, vecchia usanza che vede molte società concludere parecchi affari nelle ultime ore prima del “gong”.
Le spiegazioni sono molteplici, ma solo… potenziali, perché in realtà nessun addetto ai lavori, neppure quelli più esperti, è mai riuscito a dare una motivazione “ufficiale” a quella che è appunto una “tradizione” sì piuttosto recente, ma anche contraddittoria, almeno pensando alle abitudini recenti del mercato.
La moda ha infatti preso piede in particolare negli ultimi 20 anni, ovvero da quando il mercato estivo ha assunto una durata temporale “extra-large”, da luglio fino alla fine di agosto. Un lasso di tempo sulla carta sufficiente per permettere ad allenatori e direttori sportivi di confrontarsi sulle e eventuali lacune degli organici per poi provare a porvi rimedio senza appunto ridursi alle frenetiche ultime giornate.
E invece ecco che le ultime ore di agosto diventano quelle nelle quali vengono rispolverati vecchi “files” e riaccesi contatti con agenti e mediatori che erano stati più o meno appositamente abbandonati per qualche settimana. Una prassi che, appunto, non era tale negli anni ’80, quando il mercato chiudeva a luglio e le rose erano di fatto complete prima del via dei raduni.
Tra le spiegazioni plausibili c’è la volontà dei presidenti di risparmiare una mensilità di stipendio. “Se so che questo giocatore mi servirà a fine agosto, o ai primi di settembre, perché devo acquistarlo a luglio” la sostanza. Con tanti saluti alle esigenze degli allenatori che puntano ad avere l’organico completo il prima possibile per iniziare a lavorare sul piano tattico e non solo.
Il 2023, come detto, non fa eccezione, neppure per quanto riguarda l’altrettanto classico domino degli attaccanti. Con buona pace dei centrali difensivi moderni e dei centrocampisti incursori, a fare la differenza è sempre chi la butta dentro, così un paio di partite andate storte possono stravolgere piani e strategie condivise da settimane. Proprio questo è quanto accaduto al Torino, che nell’ultimo giorno di mercato si prepara a ufficializzare uno degli acquisti più onerosi della propria storia recente.
Duvan Zapata è infatti pronto ad indossare la quinta maglia diversa della sua lunga carriera italiana. Dopo Napoli, il club che lo portò in Serie A nel 2013, Udinese, Sampdoria e Atalanta è appunto la volta del Torino, capace di vincere alla fine le resistenze del colombiano di lasciare il club in cui ha militato nelle ultime cinque stagioni, scrivendo un bel pezzo della storia recente del club bergamasco. Al termine di una trattativa fiume tra le due società, che alla fine non ha coinvolto Alessandro Buongiorno, il giovane difensore che ha scelto di restare in granata, Zapata ha detto sì al Toro, che lo ha acquistato a titolo definitivo per 12 milioni più tre di bonus.
La firma sul contratto di tre anni avverrà dopo l’effettuazione delle visite mediche, slittate per motivi tecnici al 1° settembre, ultimo giorno di mercato. Una scelta un po’ rischiosa, soprattutto per il Torino, corso ai ripari alla voce prima punta dopo le difficoltà in zona gol emerse contro Cagliari e Milan e alla luce dell’infortunio subito a San Siro da Antonio Sanabria. Zapata porterà al Toro fisicità, senso del gol e una buona conoscenza dei meccanismi di gioco di Gasperini, simili a quelli del suo “allievo” Ivan Juric.