Questione di manico  –  Rubrica di Luca Mencacci

Il fascino del mistero – 17 aprile 2023.Non avremmo mai pensato che il Texas fosse terra di misteri.(Foto: Rins in azione)

Il primo per dovere di cronaca è legato alla Honda. Álex Rins la fa volare nel misto veloce di Austin e si piazza secondo nella Sprint e primo nel Gran Premio. Parliamo di un ticket, che pur con tutte le assenze in pista, aveva nelle gare precedenti navigato intorno alla nona, decima, tredicesima persino quindicesima posizione.

Con Austin, la Honda ha sempre avuto un feeling particolare, che tutti però attribuivano alle doti di Marquez. Forse dovremmo ricrederci, ma ci dispiacerebbe che la prestazione texana di Rins finisse per rimanere isolata come la meteora argentina di Morbidelli.

Alex Rins, ad onor del vero ha sempre guidato molto bene ad Austin, vincendo già una volta in moto3 e due in moto2. Una rondine non fa primavera, ma una vittoria nella terra delle aquile fa notizia e stupisce. Molto. Soprattutto se conseguita con la squadra satellite guidata dal pur ottimo Cecchinello, mentre il team ufficiale precipita nello sconforto.

Il secondo mistero è ovviamente tinto di rosso.

«Mi piacerebbe capire come ho fatto a sbagliare». Sono queste le sole parole che Francesco Bagnaia riesce a pronunciare dopo l’ennesima inspiegabile caduta. Parole che fotografano fedelmente il suo e il nostro stato d’animo.

A tutti noi, infatti, piacerebbe capire come è stato possibile che un campione come Pecco, dopo aver serenamente dominato la pista di Austin, con i suoi saliscendi e le sue buche in traiettoria, aver conseguito la pole con furbizia, regolato la sprint con spavalderia, finisca poi per accasciarsi a terra senza alcun apparente motivo.

«La calunnia è un venticello. Un’auretta assai gentile. Che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia, incomincia a sussurrar … Piano piano, terra terra. Sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando». Si cantava nel Barbiere di Siviglia di Rossini.

Più prosaicamente sui social le malelingue riprendono fiato. Le accuse sono le stesse dello scorso anno, quando con la moto nettamente migliore Bagnaia aveva faticato a vincere il mondiale.

Per carità è sicuramente un buon pilota, ma non un vero campione. Si era soliti leggere tra i commenti. Allora come oggi. Del resto, i fuoriclasse, quelli autentici che hanno segnato gli ultimi tre decenni la storia del motociclismo, Doohan, Rossi, Marquez, avrebbero già conseguito sei vittorie e 111 punti.

Personalmente non credo che sia così, la guida di Bagnaia sulla Ducati resta un’accoppiata fortissima e vincente. Molto più costante di quella offerta da Bezzecchi o Martin. E persino dello sfortunato Bastianini, che oggi è costretto ancora in convalescenza.

Il vero problema sta nel capire il motivo delle sue tante troppe cadute inspiegabili. Dal canto suo, Pecco mostra in pubblico, accanto ad una serena incazzatura, anche una profonda sicurezza, ma non vorremmo che a lungo andare «il meschino calunniato, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello, per gran sorte ha crepar».

Nel senso sportivo del termine, ovviamente.

Misteri dello sport più bello del mondo che continua ad affascinarci e ad attirarci tenendo aperto un campionato che tra supremazie rosse e sfortunati infortuni sembrava partire già segnato.

Perché complice il nostro Pecco che ha serenamente buttato nella ghiaia circa 45, la classifica del mondiale appare corta, molto corta. Soprattutto visto il ritorno in Europa dove solitamente i valori tornano a risentire del peso della tradizione.

Infatti, al posto di un bizzarro Bagnaia con 98 punti, – bizzarro nel senso etimologico del termine, colui che attira l’attenzione per la sua stravaganza, ovvero volutamente originale -, in testa al campionato troviamo un Bezzecchi con 64. Ben 11 punti in meno di quanti se ne sarebbero presi se si fossero vinti i primi tre gran premi di un campionato tradizionale.

Quest’anno con introduzione della Sprint, ogni fine settimana di gara attribuisce 37 punti e mancano ben 18 Gran Premi! Bagnaia vanta solo 9 punti su Viñales, 19 su Quartararo e 46 su Marquez. Quello della Honda.

Quando questi tre avranno fatto pace un po’ con la testa un po’ con la moto saranno lì attaccati al codone della Panigale a chiedere conto a Bagnaia dei punti persi e non vorremmo che l’eco dei loro motori «come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale» finisse per minare le sue certezze e fargli perdere quel controllo di cui si vanta tanto. A quel punto persino il ritorno di Enea Bastianini potrebbe essere un serio problema.

Per lui ovviamente, non per i tifosi della rossa di Borgo Panigale.