Questione di manico  –  Rubrica di Luca Mencacci

Ringraziando la KTM .Domenica a Jerez, la KTM si è unita alla festa del campionato motociclistico più estremo del mondo ed è stato un piacere per gli occhi di tutti gli appassionati.(Foto: Jerez:Pecco – Binder)

Se l’affermazione di Binder nella Sprint dell’Argentina poteva essere ascritta alla performance estemporanea di un pilota comunque sempre capace di sfruttare le occasioni che la strada ti offre, la prova spagnola ha esaltato la prestazione della orange di Mattighofen. Non solo per i risultati, il primo posto nella sprint e il secondo nel Gran Premio per il sudafricano, due terzi posti per Miller, che evidentemente sono pure di tutto rispetto, ma soprattutto per quello che hanno saputo far vedere duellando con un eccellente Bagnaia.

Saranno anche state avvantaggiate dalla capacità di spararsi a razzo dalla griglia sino alla prima curva, ed oggi la partenza forse conta un po’ troppo anche nel GP tradizionale, ma la tenuta in gara è stata sorprendente e il passo semplicemente inavvicinabile per gli altri. Soprattutto per un’Aprilia che rischia di diventare la grande incognita di questa prima parte di campionato.

La prestazione di Binder e Miller paradossalmente illumina di una luce nuova quella di Pecco Bagnaia. Inutile nascondersi dietro la tastiera. Esiste una buona parte di appassionati che non lo ritiene un campione. Uno di quelli con la iniziale maiuscola. Sicuramente un ottimo pilota, ma in fondo solo il migliore nello sfruttare la moto più performante del lotto.

Se ancora ce ne fosse bisogno, il weekend di Jerez fornisce un ulteriore argomento contro questa tesi che non ci sentiamo assolutamente di condividere.

Già al sabato, Bagnaia aveva raddrizzato un fine settimana iniziato con diversi problemi passando il suo caro amico Miller proprio all’ultimo giro della Sprint. Ottenuto così un secondo posto ottimo per la classifica, la domenica si era prodotto in una gara eccezionale. Sebbene ingiustamente penalizzato per un sorpasso duro, ma non cattivo, per il quale era stato comunque costretto a cedere nuovamente la posizione, Pecco negli ultimi giri ha corso da autentico fuoriclasse battendo due mastini in giornata di grazia e conquistando una vittoria splendida. Soprattutto una vittoria che conta tanto per l’ego.

E, se chi vince ha sempre ragione, a Jerez, Pecco che comunque non dovrebbe dimostrare nulla, ha voluto dimostrare a tutti la forza dei suoi argomenti.

Il problema vero è che la passione per il motociclismo del Ventunesimo secolo si era basata essenzialmente sul fascino di due killer spietati. Due pistoleri implacabili che avevano duellato con tutti gli altri senza esclusione di colpi dettando la loro legge, in pista come nei media. Gente del calibro di Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo, persino Dovizioso e Pedrosa, che proprio a Jerez ha ricordato di che pasta erano fatti quei piloti, avevano provato a portare un po’ di ordine in città, ma non c’era stato nulla da fare. Per quanti sforzi avessero fatto, per quanti miracoli sportivi si fossero inventati, alla fine, tra le curve della pista, sui commenti dei media, nei cuori degli appassionati, avrebbero vinto o perso sempre quegli altri. Nati cattivi, peggiorati con il tempo e con le cicatrici, quei due del resto non erano campioni ma personaggi da epica western.

Pecco e, se vogliamo, pure il povero Diablo sono completante diversi. Nessuno può dire che siano meno veloci o meno efficaci, solo che uno assomiglia troppo ad un bravo ragazzo, a parte quando guida la macchina sbronzo di notte, l’altro è praticamente simpatico a tutti.

Siamo stati drogati da anni di cocktail di pura cattiveria e odio viscerale, e non riusciamo ad apprezzare un ragazzo che corre veloce, molto veloce. Che supera una ingiusta penalizzazione, recupera e batte due avversari estremamente coriacei, ma lo fa con l’allegra e serena semplicità di chi sta facendo un giro con gli amici. Una tirata, un paio di staccate e poi tutti dallo zozzone per una birretta e una piada con salsiccia a raccontare che si poteva fare di meglio.

E questo non va bene, perché, come la Ktm paradossalmente ha dimostrato, Pecco è uno che corre veloce, molto veloce.